Scialpinismo al Cerro Lopez in una foto del mio vero amico Jorge Kozulj |
In Italia balzò all’attenzione di tutti un fatto del 1995 quando l’ufficiale della Gestapo Erik Priebke, tra gli esecutori materiali della strage delle Fosse Ardeatine, venne scoperto e estradato in Italia per essere processato. Io ricordo che chiedendo di lui a
Priebke s'imbarca per l'Italia dove sarà processato |
Il padre della mia ex moglie argentina una sera mi chiese di accompagnarlo a
cena da un suo vicino di casa di origine belga, come lui proprietario terriero del sud. Tra casa
nostra e quella del vicino c’erano 160 km di strada sterrata che percorremmo in
fuoristrada nel pomeriggio di quel giorno estivo. Giunti a casa del Sig. Adolf
venimmo accolti molto gentilmente da questo emblematico signore dal baffetto a
spazzolino e trattati con i guanti per il resto della serata. Durante il lungo
rientro in auto dissi a mio suocero, mentre guidavo nell’oscurità stando
attento a tutti gli animali che avrebbero potuto attraversarci il cammino, cosa
ne pensasse di questo suo vicino ultraottantenne (eravamo negli anni ’90) che
aveva quell’aspetto e diverse foto appese ai muri dove era ritratto tra gruppi
di persone, chiaramente nordeuropee, in cui campeggiava spesso una svastica
nazista… Mi rispose che aveva accettato l’invito a cena per mera cortesia e
buon vicinato ma che non lo conosceva più di tanto e che però noi europei siamo
esagerati quando si parla di nazismo e che quello era un brav’uomo e si
addormentò. Non tornai più sull’argomento in famiglia perché, anche in altre
occasioni, avevo capito che la percezione del nazismo che hanno in Argentina è
molto diversa da quella che abbiamo noi. Allo stesso tempo mi era capitato di
parlarne con altre persone rendendomi conto che certe cose in quel sud del mondo
avevano lasciato un segno che in pochi avevano approfondito.
La Patagonia settentrionale d’altronde assomiglia per geografia e clima alle Alpi germaniche, è chiamata la
Svizzera del Sudamerica anche perché l’architettura è di stile tipicamente tirolese,
ma il motivo di ciò non è da imputare solo alla colonizzazione nazista. Infatti
in Cile, alla stessa latitudine i Gesuiti tedeschi avevano colonizzato la zona
del Lago de Todos los Santos a partire dal 1850 che oggi assomiglia alla
Baviera in ogni dettaglio, dove avevano trovato un habitat identico a quello da
cui provenivano.
Tra le mie ricerche a tempo perso ma non troppo, ho trovato la relazione di un fatto accaduto tra le montagne che sovrastano il Lago Nahuel Huapi, dove si trovano cime imponenti e complesse in cui si è registrata un’intensa attività alpinistica da parte di coloni europei a partire dai primi anni del 1900 a cui i tedeschi diedero notevole impulso. Anche perché i nazisti erano generalmente appassionati di alpinismo e nella zona di Bariloche contribuirono alla creazione della stazione sciistica di Cerro Catedral e Cerro Otto e alla fondazione del locale Club Andino tutt’oggi fucina di ottimi andinisti.
Sede del Club Andino Bariloche |
Personalmente ho potuto constatare l’alta validità di molti di loro ripercorrendo vie aperte in epoche (anni ’60) in cui sulle nostre Alpi si faceva un alpinismo di livello sicuramente non inferiore a questo, ma influenzato dalla solita errata visione europeo-centrica. Oggi l’alpinismo patagonico locale di alto livello non è assolutamente inferiore a quello praticato nel resto del pianeta e, anzi, direi che il livello tecnico medio di chi frequenta la montagna è decisamente più alto che da noi pur coinvolgendo un numero percentualmente minore di popolazione.
Mesi dopo la mia cena da Adolf
mi imbattei in un interessante libro, scritto da un argentino di origine
italiana, tale Abel Basti, dal titolo Bariloche Nazi. Contattato Abel, mi
autorizzò a prendere dal suo libro tutte le informazioni e le foto di cui avrei
avuto bisogno per comporre il racconto che vado qui a narrare. Trovai il libro sullo scaffale di un ostello dove lo scambiai con uno mio e sono convinto che sia lui, il libro, ad avere trovato me.
A circa 25
km a est di Bariloche, in località Colonia Suiza, inizia una strada sterrata
che presto diventa il sentiero che da accesso al Cerro Lopez. Lì si trova il
Rifugio omonimo costruito dal Club Andino Bariloche (CAB). In questa zona
accadde un fatto molto strano negli anni ’60. La data era prossima a quella in
cui ebbe successo la missione dei servizi segreti Israeliani per la cattura del
criminale di guerra Adolf Eichmann, conosciuto come “l’angelo della morte”. In
quel periodo Eichmann, uno degli strateghi della “soluzione finale”, fu
catturato e portato in Israele dagli uomini del Mossad, dove venne velocemente
processato e condannato a morte.
Nell’area del Cerro Lopez il cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal relazionò di un misterioso incidente.
Strada del Cerro Lopez |
Tra i
turisti di Bariloche si trovava una certa Signorina Nora Eldoc, israeliana,
venuta a visitare sua madre con cui era stata internata nel campo di
concentramento di Auschwitz e dove era stata sterilizzata dal Dottor Mengele.
Per puro caso anche Josef Mengele si trovava a Bariloche.
Nora Eldoc
aveva 48 anni era una donna dinamica, di piacevole aspetto e aveva molti amici
tra la popolazione locale. Una notte a una festa organizzata in un hotel del
posto si incontrò casualmente faccia a faccia con Mengele. Il rapporto della
Polizia non dice se lui la riconobbe – Mengele aveva “trattato” migliaia di
donne a Auschwitz – ma le vide chiaramente il numero tatuato sull’avambraccio
sinistro.
Per qualche secondo i due si guardarono negli occhi in silenzio, assicurarono
alcuni testimoni dell’incontro. Nora Eldoc gli voltò le spalle e uscì dalla
sala. Pochi giorni dopo non ritornò più da un’escursione in montagna e il fatto
venne denunciato alla Polizia. Dopo qualche settimana di ricerche, il corpo
martoriato di Nora venne rinvenuto al fondo di un canalone. Si archiviò
l’accaduto come un comune incidente di montagna. All’analisi di Wiesenthal, i
documenti sull’incidente che gli fornì il SIDE argentino (Servicio de
Inteligencia del Estado), presentavano delle sospettose notizie.
Nel fascicolo di Mengele si segnala che la sua concubina (di nome Nurit Eddat)
è considerata un’agente israeliana e ex prigioniera di un campo di
concentramento, deceduta in un incidente o assassinata…
Rif. Cerro Lopez |
Dalle ricerche effettuate si evinse che il termine di concubina venne attribuito alla Eddat o Eldoc, a quel punto ironicamente, dai gerarchi neo-nazisti del SIDE argentino.
Vojko Arko un alpinista sloveno naturalizzato a Bariloche che partecipò alle operazioni di soccorso e ricerca disse che la Eldoc era sulle tracce di Mengele che presumibilmente a quel tempo risiedeva a Bariloche sotto falso nome.
Vojko Arko |
Arko, il biografo di Otto Meiling (un valente alpinista germanico che visse a Bariloche dagli anni ’20 introducendovi lo sci e l’alpinismo e costruendo i famosi Berghof/Rifugi alpini, che fece ritorno varie volte in Germania dove si sospettano collegamenti con il nazismo), ricorda che la Eldoc era scomparsa il 12 Febbraio del 1960 nel Cerro Lopez. La Comision de Auxilio (squadra di soccorso in montagna) del Club Andino Bariloche di cui Arko faceva parte, la trovò morta 3 giorni dopo. Il corpo venne rinvenuto in un ramo del torrente Lopez e presentava evidenti segni di caduta da un’altezza di almeno 20 m. La Eldoc era al Rifugio Lopez con un gruppo di amici ebrei e decise di scendere a valle da sola, perdendosi, il 12 di Febbraio, ricordò Arko.
“Si recuperò il corpo e per noi del soccorso la cosa finì lì, però poco tempo dopo ci furono dei problemi con la capitale Buenos Aires. L’Ambasciata smentì che si trattava di un’agente israeliana, ma un componente della squadra di soccorso le trovò addosso un passaporto diplomatico”. Quando la stavamo cercando in montagna, aggiunse Arko, incontrammo un tedesco che nessuno conosceva che però sembrava anche lui sulle tracce della Eldoc. Sempre secondo Arko si trattava di un’agente ebreo-tedesco che era lì per accertarsi della morte della Eldoc, poiché un agente segreto morto non serve più, disse nella sua relazione.
“Noi del soccorso eravamo convinti che Nora Eldoc fosse un agente del Mossad sulle tracce di Mengele che era a Bariloche sotto falso nome”, fu quanto Arko dichiarò al giornalista Abel Basti che lo intervistò a tal proposito il 13 Giugno 1996.
La comunità tedesca di Bariloche è sempre stata molto unita e ogni suo membro sapeva molto bene chi era ognuno e Vojko Arko ne faceva in qualche modo parte in quanto uno dei capostipiti di suddetta comunità, il già nominato Otto Meiling, gli aveva affidato nientemeno che la stesura della sua biografia. Questo per affermare la veridicità di quanto da Arko affermato.
Gruppo nazista a Bariloche. Otto Meiling è quello seduto a destra della foto di Hitler |
Nel Registro dei Decessi dell’anagrafe di Bariloche si legge della morte di Norita Eldodt occorsa il 12 di Marzo del 1960 per traumi multipli. Il certificato venne redatto dal Dottor Josè Maria Iglesias. Il diminutivo di Norita è molto tipico nella lingua argentina, ciò significa che in città era sicuramente conosciuta. Nello stesso documento si legge che la vittima aveva 47 anni, di nazionalità israeliana, nubile, di professione impiegata e domiciliata in Buenos Aires.
Quando negli anni ’40 arrivavano a Bariloche i nazisti privi di documenti o con falsi nomi, si dovevano rivolgere al Comune (Municipalidad) e al Giudice di Pace (Juzgado de Paz) dove gli veniva fornita un’identità provvisoria con cui potevano realizzare diverse mansioni tra cui l’acquisto di terre e immobili. Le autorità sapevano benissimo di chi si trattava ma chiudevano un occhio per assecondare il consueto e oliato meccanismo utile a risolvere questo tipo di problemi. Questi uffici vennero distrutti da un incendio in circostanze poco chiare negli anni ’60 cosicché andarono perduti per sempre atti e nomi scomodi.
Adolf Eichmann quando viveva a Bariloche |
Uno dei casi più eclatanti fu quello di Josef Mengele che entrò in Argentina con un passaporto della Croce Rossa Internazionale con il nome falso di Helmut Gregor. Secondo la testimonianza di molti barilochensi che lo conoscevano, Mengele, specialista in “pulizia razziale” vi aveva esercitato la professione medica per numerosi anni, così come aveva fatto a Buenos Aires. Un anziano funzionario della motorizzazione, Francisco Calò, ricorda in una dichiarazione del 7 Giugno del 1996 resa al giornalista Abel Basti, che Josef Mengele prese la patente di guida nel ’48 o nel ’49 utilizzando un nome falso, forse Juan, non ne ricorda il cognome, ma era sicuro che fosse lui perché utilizzò una certificazione rilasciata dal Giudice di Pace che presentava qualche inesattezza. Calò disse anche che Mengele si accompagnava a una signora magra, non molto alta e bionda e che era domiciliato nel quartiere tedesco di Belgrano.
Mengele nacque nel 1911 in Baviera e studiò a Monaco, Bonn, Francoforte e Vienna. Si laureò prima in Filosofia e Letteratura e dopo in Medicina. Già durante gli studi universitari era un convinto sostenitore della politica nazionalsocialista. Al principio della guerra si iscrisse nelle SS e nel ’43 si trasferì volontariamente nel campo di Auschwitz per realizzare esperimenti su esseri umani. Il passato di Mengele si conobbe negli anni ’50 con la pubblicazione del libro su Anna Frank da parte di Ernst Schnabel. La sua vita di latitante lo vide assumere varie identità e cambi di residenza. Ufficialmente morì nel 1979 mentre faceva un bagno in mare in Brasile.
Fonti
letterarie:
-La
scomparsa di Josef Mengele di Olivier Guez ed. Neri Pozza
-Bariloche Nazi di Abel Basti.
Notizie correlate:
-"Il medico tedesco" libro di Lucia Puenzo ed. Guanda
-The German doctor-Wakolda, film di Lucia Puenzo (clicca per vedere il film)