giovedì 20 maggio 2010

L' ULTRAFORZA

Ogni alpinista racconta, anche se nessuno glielo chiede, come si è appassionato alla montagna. Io non avevo un nonno guida alpina e neppure un padre o un cugino che lo fosse, ma avevo uno zio un po' speciale.
La cuorisità che poi si tramutò in passione per la montagna credo mi sia piombata addosso in tenera età ascoltando le gesta di mio padre durante la guerra, che non combattè, ma visse da vicino quando era ragazzino sulle montagne del bellunese. Il suo paese si trova lungo la Via Tilman, tanto per intenderci, e non è distante da dove vivo. Il freno lo pose mia madre che diceva che avere uno come Bonatti in famiglia sarebbe stata una vera disgrazia. Quando ebbi l'età, andai sui monti e mi piacque fin da subito.
A casa di mio zio Bruno, quello ritratto accucciato per primo a sinistra, c'era appunto questa foto fissata sotto al vetro di una scrivania stile liberty di colore chiaro e che ricordo come qualcosa di mitico. Infatti mio zio si riprometteva di portarmi su quella cima dove si era immortalato con i suoi amici escursionisti, una volta fossi stato più grande.
La foto è del '64 e io sono nato tre anni prima.
Il cappello alpino, rientrato a casa per miracolo sulla sua testa assieme a qualche scheggia di granata conficcata in un braccio dalle rive del Don e dalla battaglia di Nikolajewka, lo indossava ogni qualvolta c'entrassero delle montagne. E lui, che era genovese che di più non si poteva, provava orgoglio per essere uno che andava in montagna vestito da alpinista di quei tempi.
Lo zio Bruno ne aveva fatte di tutti i colori in vita sua, e stare a sentire i suoi racconti era uno spasso, specie quelli ambientati in montagna, sovente in situazioni tragicomiche. Gli piacevano le auto sportive e siccome dai miei ricordi ne possedette una soltanto, faceva correre le altre come se lo fossero. Io pensavo che la pubblicità di una marca di benzina dell' epoca: "con Api si vola" l'avessero studiata pensando a lui, perchè era il suo motto quando si sedeva alla guida.
Con sua moglie, la mitica zia Terry, come la chiamava affettuosamente lui, costituivano una coppia esilarante e preoccupante: lui guidava come un pazzo e lei non se ne allarmava mai perchè non avendo la patente e solo poche diottrie, ogni manovra, anche la più spericolata, le sembrava normale.
Lo zio Bruno da giovane era stato un atleta.
Aveva partecipato a due Olimpiadi nella nazionale italiana di lotta libera, restando per qualche anno come campione italiano in carica e aveva un fisico che ricordava Johnny Weissmueller, quello di Tarzan, e faceva cose dove occorreva una forza titanica senza sforzo alcuno. Mi diceva che aveva il dono dell' Ultraforza, una sorta di superenergia che poteri ai miei occhi occulti , gli avevano conferito in gioventù.
La cima su cui fu scattata la foto era quella della Tofana di Rozes che oggi è la montagna che sta poco sopra casa mia e che più mi piace. Sulla Tofana ci salgo almeno una decina di volte l'anno anche da solo, per allenarmi, per pensare e farmi venire idee solitamente belle. La Tofana mi vuole bene come fosse mia madre, lo sento.
L'altra montagna dolomitica che lo zio Bruno mi ha fatto amare senza volerlo è il Sas dla Crusc, perché andava in vacanza in un albergo che sta proprio ai suoi piedi e costringeva me e i miei genitori a prendere l'aperitivo durante l'enrosadira (quando in estate, al tramonto le pareti si tingono di rosa) , cosa che oggi va di moda nei locali della Val Badia più "in", ma che negli anni sessanta nessuno ostentava. Quando negli anni '80 feci il servizio militare mi capitò di dovere fare il saluto a una vecchia bandiera sgualcita appartenente al 6° Reggimento Alpini che stava in una teca nell' ufficio del mio Comandante di allora, senza sapere bene il perché. Sulla base in legno del mobile lessi Nikolajewka 26 gennaio 1943 e capii che il saluto se lo meritava ricordando la foto che ritraeva lo zio con altri soldati in Russia sul libro Centomila gavette di ghiaccio. Non si capiva se nella foto fosse lui davvero, ma io ci credevo.
Lo zio Bruno se ne è andato pochi giorni fa, poco dopo la zia Terry, che aveva deciso di lasciare questo mondo sulla strada di casa dopo essersi dedicata alla sua passione settimanale: il cinema.
Saranno sulla loro decappottabile a correre sulle nuvole a tutta velocità e vedranno le Dolomiti da molto più in alto.