Ero stato in casa sua a Kathmandu nel 2008 in compagnia di mia moglie (Marta Trucco, giornalista), mio figlio maggiore Tommaso e una nostra amica nepalese: Beni Hoyu.
In verità l'avevo conosciuta anni prima quando era piombata nel mio albergo nella capitale nepalese, a pochi minuti dal mio arrivo con ancora lo sconvolgimento nelle ossa del viaggio aereo. Per me i viaggi aerei sono sempre tutti troppo lunghi e faticosi. Non ricordo neppure più a che cima fossi diretto ma lei lo sapeva benissimo.
Mia moglie l'aveva poi intervistata appunto per il settimanale D di Repubblica e l'intervista potete leggerla qui sul blog di Alessandro Gogna o nella colonna di destra di questo stesso web. Lì potrete sapere molto su di lei. E' inutile che io lo ripeta qui.
Miss Elizabeth ci accolse con inaspettata cordialità e ci rapì i sentimenti portandoci nel suo mondo immediatamente, raccontandoci con ironia la sua vita.
Il suo vecchio e rombante maggiolino Volkswagen era davvero parcheggiato nel parco di casa sua, una villa in stile liberty contaminato dalle discutibili geometrie moderne del paese di Tengsing, con alti alberi su cui volteggiavano minacciose grosse scimmie.
Il suo spirito tipicamente britannico tradiva fin troppo chiaramente un'origine d'oltremanica a dispetto della sua terra di nascita: Chicago negli USA.
E.Hawley, B.Hoyu, T.Cominetti e M.Trucco a Kathmandu |
Il ricordo di quella mattinata nella sede dell'Himalayan Trust è indissolubilmente legato alla simpatia di questa donna d'altri tempi dall'umorismo tagliente tipico di un'intelligenza e una sensibilità superiori alla media.
A dispetto di tutti i suoi aggeggi domestici di riscaldamento se l'è portata via una polmonite, che purtroppo alla sua età è come trovarsi nel pieno delle forze sotto la caduta di un seracco!
La sua vita, davvero unica e interessante, è raccontata da Bernadette McDonald nel libro "Ti telefono da Kathmandu" con prefazione nientemeno che di Sir Hedmund Hillary.
verso la scuola di Pangboche una delle prime costruite da Hillary |
Mi ricordava un po' quel personaggio (reale) ritratto a Napoli da Edoardo De Crescenzo nel suo Così parlò Bellavista, interpretato da un sarto che aveva nel suo atelier esclusivamente foto di montagne celebri. L'intervistatore gli chiese se era appassionato di montagna e il sarto rispose che era la sua più grande passione. Quindi lei avrà salito chissà quante cime, fu la domanda seguente. La risposta del sarto fu: mica sono scimunito, ho detto che ne sono appassionato ma io sulle montagne non ci vado perché è pericoloso e si fa fatica.
NAMASTE' Miss HAWLEY |