Portatori carichi e turisti leggeri con bastoncini in Himalaya |
Erano gli
anni ottanta quando Reinhold Messner apparve in qualche foto, durante un
avvicinamento himalayano, mentre camminava con tra le mani dei bastoncini da
sci.
La cosa,
sulle prime, passò inosservata ma neppure troppo.
Sono
convinto che avesse preso una storta e usasse i bastoncini un po’ come delle
stampelle da sentiero. Fatto stà che dopo qualche anno gli escursionisti,
pressati dal consumismo indotto dalla crescita del numero delle aziende che
producevano articoli da montagna, iniziarono a usarli per camminare sui
sentieri.
Niente di
più inutile, ma la cosa ebbe, proprio perché inutile (!) un grande successo e
oggi, ma già da diverse stagioni, si vedono sui sentieri moltissimi di questi
handicappati (=Aggettivo. Che si trova in condizioni di evidente svantaggio, di manifesta inferiorità) utilizzare le due aste per
camminare.
Possono
servire se trasportate grandi pesi ma è una cosa che nessuno fa, almeno dalle
nostre parti.
Tralascio
perché noiosi i racconti di quelli che usano repentinamente i bastoncini per
indicare cime o direzioni colpendo il setto nasale di chi sopraggiunge da
dietro.
Molti che
si avvicinano al semplice camminare sui sentieri per la prima volta, acquistano
assieme agli altri innumerevoli articoli inutili (potrei fare un lungo elenco
che vi risparmio), anche i bastoncini, considerandoli un attrezzo
indispensabile quanto le bombole per i subacquei o la racchetta per i tennisti.
L’essere
umano, milioni di anni fa, aveva preso una direzione nell’evolversi da essere
scimmiesco in umano, appunto, cercando faticosamente di assumere una posizione
eretta, come si vede in quei disegnini di darwiniana memoria, che ritraggono di profilo una scimmia che
nelle immagini che seguono assume una posizione sempre più simile alla nostra
odierna.
Certo,
l’ultima posizione è un po’ ingobbita, la barba del “modello” è incolta e forse
tra le mani ha una clava e il mento ancora troppo prominente, ma, cazzo, sembra
un essere umano.
Ammesso che di vera evoluzione si tratti, quell’essere ancora selvaggio cammina però sulle due gambe e usa le mani per afferrare altri oggetti utili alla sua sopravvivenza, come la clava, appunto.
Ammesso che di vera evoluzione si tratti, quell’essere ancora selvaggio cammina però sulle due gambe e usa le mani per afferrare altri oggetti utili alla sua sopravvivenza, come la clava, appunto.
Dopo avere
afferrato innumerevoli oggetti nella lunga epopea della vita, quell’essere un
bel giorno ha deciso di afferrarne due, uno per mano, per sostenersi nel
camminare, come se un atavico impulso lo avesse fatto ricordare di quando nella
notte dei tempi camminava a quattro zampe.
Io
quest’impulso non l’ho mai sentito e cammino senza bastoncini, ma sono
preoccupato per la moltitudine di persone che lo fanno e che incontro
giornalmente. Un po’ come se notassi che la più parte dei miei simili iniziasse
a nutrirsi di carne umana. Una cosa, insomma, verso la quale non potrei restare
indifferente e soprattutto della quale mi riuscirebbe molto difficile darmi una
spiegazione.
Ma invece
sui sentieri molte, troppe persone camminano con i bastoncini tra le mani,
muovendosi in un modo “nuovo” che l’essere umano mai aveva conosciuto prima.
Provate a osservarli, muovono le spalle torcendo il busto a ogni passo
pregiudicando seriamente e costantemente il loro equilibrio.
Camminare in equilibrio non è difficile |
Sarà che
facendo la guida alpina si va spesso piano piano e non si ha l’esigenza di
muovere le braccia come quando si va velocemente, ma camminare su un sentiero
con le mani in tasca è una cosa che da una soddisfazione enorme, alla faccia di
chi dice che è pericoloso. Camminare con le mani in tasca sui sentieri denota
un buon equilibrio psichico e fisico di chi lo fa con naturalezza, altro che
balle!
Chi ha
bisogno di puntellarsi a ogni passo con due bastoncini o è azzoppato, caso in
cui l’uso del bastone è necessario, oppure ha qualcosa nel cervello che non
funziona.
Salvano le
ginocchia in discesa, dicono i più ferrei sostenitori del bastoncino
telescopico, ma se le ginocchia venissero piegate a ogni passo assieme alle
caviglie al bacino e al busto in una costante e armoniosa ricerca
dell’equilibrio imposta via via dalla mutevole natura del terreno, vi assicuro
che non se ne sentirebbe nessun bisogno. Anche perché usare per bene le gambe
allena i muscoli sopperendo a eventuali deficienze fisiche dovute a eventuali
traumi precedenti, salvandoci la schiena, le cartilagini delle ginocchia
evitandoci pure di morderci la lingua.
Senza
parlare della piacevole sensazione, che il muoversi nella maniera giusta
seguendo le ondulazioni del terreno, ci regala a ogni passo facendoci sentire
parte ben accetta dal luogo che attraversiamo.
Camminando
con i bastoncini ci muoviamo rigidamente, in maniera totalmente innaturale,
involuta ed estranea al terreno e all’ambiente che ci circonda, un po’ come se
passassimo di lì in fuoristrada.
Liberi dai bastoncini in posizioni naturali |
Poi vedo
che in moltissimi, se si fermano per fare una breve sosta, quando ripartono si
dimenticano dei bastoncini appoggiati a terra, segno della loro
non-indispensabilità. Ogni tanto quell’impulso balordo e autoindotto che ce li
aveva fatti acquistare, si annulla al nostro interno riportandoci a una
condizione più naturale di esseri umani primordiali e felici, spensierati e
scaccolati perché con le mani libere e lo spirito leggero.
Basta
osservare i popoli che vivono camminando perché non ci sono strade e quindi
automobili a casa loro. Il bastone lo usano i vecchi o gli storpi ma nessuna
persona sana e in forze.
Alcuni li
portano legati allo zaino come un feticcio rassicurante simbolo del
terrificante principio del “potrebbe servire”.
Non
parliamo poi dell’antieducazione motoria che l’uso dei bastoncini sviluppa in
chi li usa. E’ come se anche sui sentieri si fosse alla costante ricerca di un
appoggio perennemente mancante nella vita di tutti i giorni.
Invece non
potrebbe essere proprio il sentiero un maestro silenzioso, che instilli in chi
non le possiede, determinate chiarezze e sostegni morali?
Un sentiero
è la natura stessa, è irregolare e appuntito e quindi insegnante specie quando
diventa ripido, è una metafora dell’esistenza al pari di una notte nei
bassifondi di una grande città, di un concerto del nostro musicista preferito o
la strada che ci ha portati sulla montagna dei nostri sogni, qualcosa che ci
insegna l’essere giusti verso noi stessi per poi poterlo essere con gli altri.
Mica una cosa di poco conto… E noi lo prendiamo a bastonate!?
Due bastoni
tra le mani nel percorrerlo ci possono solo fare inciampare nei nostri dubbi e
rovinarci goffamente la magnifica esperienza del traslare la nostra posizione
con le nostre forze, in equilibrio, mettendo in perfetta armonia le
sopracciglia con le dita dei piedi. Provateci leggeri!