lunedì 30 marzo 2015

ARRAMPICATA & BARCA a VELA in SARDEGNA 2-6giugno 2016 Prezzo/pers. 550€con 6 pers. o 750€ con 4pers. e PRIMOMAGGIO in DOLOMITI

Marta Trucco in cima all'Aguglia
"Come tutte le forme d'arte, la scalata ha una superfice e un contenuto, ognuno vede un riflesso della propria interiorità... penso che ci sia abbastanza spazio per una ricerca personale fuori da schemi troppo precostituiti"
ENZO LECIS filosofo sardo

La Sardegna è giustamente, divenuta negli ultimi anni, meta dei più raffinati climbers mondiali.
Il motivo sta nel fatto che ci sono pochi posti al mondo dove i siti di arrampicata sono in luoghi naturali così belli, selvaggi e spesso a picco su un mare dal colore straordinario e dalla trasparenza caraibica.
Falesie con monotiri, vie multipitches e profumi mediterranei sono gli ingredienti di questo breve ma intenso viaggio.
La "conquista" della cima dell'Aguglia di Goloritzé è considerata giustamente una delle più belle e remunerative ascensioni su roccia del mondo!
Cosa volere di più? 
Dopo decenni di "peregrinazioni" nell'isola a vario titolo sono convinto che uno dei migliori sistemi per gustarsi alcune delle migliori falesie sia quello di visitarle vivendo su una barca a vela, come se fosse un comodo rifugio mobile.
Le falesie di Cala Luna, Cala Goloritzè, S, Maria Navarrese (calcare e granito in paese!) e Cala Gonone, solo per citarne alcune delle centinaia che ci sono in quella zona, sono tutte raggiungibili dal mare e quindi in barca.
La nostra barca nel porto di S.Maria
La barca è una comfortevolissima e sicura Janneau Sun Odissey  lunga 13,50m e dotata di tutte le più moderne attrezzature per la navigazione e può ospitare fino a 10 persone in cabine doppie con oblò+spaziosa dinette.
Quindi, oltre all'arrampicata, si potrà imparare l'arte della navigazione per chi fosse alla sua prima esperienza, visto che il "comandante" è uno skipper locale, simpatico,  esperto conoscitore delle coste e ottimo cuoco!

PROGRAMMA Indicativo (possono esservi variazioni dovute a motivi di sicurezza, meteo e/o logistici)
1°giorno: ritrovo a S.Maria Navarrese c/o bar del Porto alle ore 18.00. Cena in ristorante nel porto e sistemazione in barca.
2°giorno: navigazione e arrampicata secondo meteo lungo la costa compresa tra S.Maria Navvarese e Cala Gonone. La scelta delle falesie sarà in funzione del meteo, del mare e delle capacità dei partecipanti. La scelta è molto vasta e cercheremo di ottimizzare tempi e spostamenti al meglio in modo da divertirci sempre. Passeremo alcune notti in rada e altre in porto.
3°giorno: "
4°giorno: "
5°giorno: arrampicata e rientro in porto a S.Maria Navarrese entro le ore 16 e scioglimento del gruppo.



Livello minimo in arrampicata richiesto: 6a (anche se in top rope)
Attrezzatura: scarpe da running, imbragatura, magnesite, scarpette da arrampicata, gri-gri (o assicuratore similare), qualche ricambio, costume da bagno, asciugamano, giaccavento leggera, zainetto.
In barca ci sono le lenzuola nei letti. Non serve il sacco a pelo.

Lo scopo del viaggio è quello di arrampicare in posti bellissimi, migliorare la propria tecnica e allargare le proprie conoscenze.

Prezzo a persona e date: ved. nel titolo della proposta.

Comprende: guida alpina e sue spese, sistemazione in barca in cuccetta in cabina doppia per 4 notti, skipper e servizio di cucina (a bordo comunque tutti dovranno collaborare, è fondamentale!), attrezzature per l'arrampicata (corde, rinvii, ecc), tasse portuali di ormeggio.
Claudia Giglio su Punta Giadili .         Ph. Ciuppecionik
Non comprende: viaggio per la Sardegna e spostamenti sull'isola (conviene arrivare in aereo a Cagliari (www.ryanair.it)  e poi in bus (www.arst.it linea per Tortolì-S.Maria Navarrese), cibo (si fa una cassa comune tra i partecipanti), tutto quello non scritto alla voce precedente.






Info e iscrizioni (entro 2 settimane dalla partenza) 
info@marcellocominetti.com tel 327.7105289



Per il PRIMO MAGGIO idea dolomitica:
salita a Punta Penia (Marmolada) con gli sci e le pelli e poi pranzo e festa al Pian dei Fiacconi.
Vedi locandina a lato.

NON POTETE PERDERVI I FROZEN RATS!

martedì 24 marzo 2015

La Sicurezza & i suoi Fratelli



La sicurezza è una cosa in bilico
Siamo fottuti! Altro che alpinismo sicuro, montagna sicura, kit di sicurezza, procedure standardizzate di sicurezza, attrezzature sicure, sicurezza con la guida alpina, equipaggiamento di sicurezza. 
La vera sicurezza non è nulla di tutto ciò.
Bambini nel Bus de Tofana-Dolomiti
La vera sicurezza è una cosa in bilico perché dipende da Dio, per chi ci crede, o dagli umori del giorno di noi stessi. Da quanti pensieri abbiamo ad affollarci la mente, se abbiamo digerito la colazione e se la giornata è di quelle "si" o di quelle "no". Se stiamo affrontando una cosa a cuor leggero oppure la stiamo soffrendo, se il nostro compagno/a ci è simpatico o è uno che abbiamo trovato tanto per non andare da soli, se quello che stiamo facendo è una cosa per noi stessi o per facebook.

Una bella canzone di Battisti ha un verso che dice:
"L'applauso per sentirsi importante,
senza domandarsi per quale gente".

Lunedì si torna in ufficio o in fabbrica (più probabilmente in ufficio) e cosa avremo da raccontare? Il "carniere" avrà al suo interno una "preda" che ci doni l'approvazione, ma di chi? Per quale gente, appunto.
Il collega, che non sa un cazzo di montagne, la sbarbina che stiamo lavorando ai fianchi, muniti di bandana, maglia in polipropilene attillata e ultimo modello di Sunto dalle istruzioni bibliche illeggibili, quando non con zaino airbag in spalla che ci appensantisce mentre lo scarichiamo dall'audiquattro parcheggiata a bordo strada col muso su per un masso strapiombante, prima di indossare i nostri scarponi da freeride (ma free non voleva dire libero?) flex 150 che neppure Hermann Mayer riuscirebbe a piegare con le "sue" caviglie, e imbracciare come una Spandau 42 quegli sci artigianali fatti a mano uno per uno (quindi storti) larghi come una tavola da stiro che galleggiano su ogni tipo di neve...
Se fosse estate: con lo scarponcino tedesco che "bloccalacaviglia" dalla suola rigorosamente con bollino giallo ottagonale, indossato dopo aver riposto nel bagagliaio immacolato del SUV (=Sarà Una Verità?) le scarpe basse dal nome di un celebre aperitivo ispanico (che andavano benissimo proprio perché non bloccano la caviglia, maledizione), con la canna di gomma del camelback che ci strozza tra gli spallacci dello zaino da running ('tanto dove andiamo poi è pieno di bar) al quale abbiamo appeso fuori il set da ferrata.
Abbiamo ancora nelle orecchie il rimbombo del commesso/a del negozio che ci ha perseguitato tutta la settimana (perché noi perseguitavamo lui e lui poverino si vendicava giustamente) ogni tardo pomeriggio prima di andare a casa a farci perseguitare dalla famiglia, per chi ne ha una, altrimenti da un socialnetwork qualsiasi, perché eravamo indecisi sul bordino termosaldato della giacca in gatto-tex della Ratagonia che costava 800€ mentre quella della Mare-mot ne costava solo 790!
I commessi (l'ho fatto anch'io) devono fare uscire il cliente come Julia Roberts in Pretty Woman dal negozio dove lavorano. Ti sfiniscono di informazioni facendoti credere che più spendi e più sicurezza hai. 
Così per l'automobile, per l'ARTVA, le calze, il fischietto, l'orologio (a cosa servirà mai oggigiorno avere l'orologio?) multifunzione, la casa, gli elettrodomestici, il cane (un dobermann ti difende, un volpino piscia sulla moquette), la bicicletta, le vacanze, la compagnia aerea, il cibo al supermercato (in tutti i vini ci sono i solfiti, per esempio, e sono velenosi) e basta.
La sicurezza nell'andare per monti in ogni stagione passa, secondo i più, attraverso tutte queste cose, che costano, pesano, alleggeriscono lo spirito in quanto acquistabili facilmente anche se costose perché a dispetto della crisi siamo tutti ricchi, se non non andremmo in montagna, no?


Stavolta cito Bennato:
"e se non avrai più i soldi una mattina
ti troverai dall'altra parte della vetrina" 



Vecchio impianto di risalita
Perché non lo dice nessuno che la sicurezza è una cosa impalpabile, senza prezzo di listino e ha molto a che fare con l'equilibrio interiore e con l'esperienza che solo il tempo e la pazienza ti possono dare?
Si può essere poveri e sicuri ma non ricchi e quindi sicuri. Che casino!

Invece la sicurezza non costa nulla, non pesa nello zaino ma è un privilegio spesso inarrivabile. Si porta dentro al nostro corpo e, come lui non è infallibile, e è una cosa altalenante anche quando c'é. Per averla serve essere dei disadattati molto pazienti perché per averne solo un po' serve tanto tempo, molta umiltà e poca voglia di esibirsi ovunque. La sicurezza è per sè e ti fa tornare a casa vivo anche di notte sotto la pioggia, al buio, quando nessuno ti vede per dirti bravo.
La sicurezza non è nulla di tutto quello che ho scritto prima e molto altro che non ho scritto, ma che si può leggere sulle riviste dei club alpini o sui depliant degli autosaloni, che non sono molto diversi tra loro.


Nel bidone di spazzatura virtuale (per fortuna) presente in internet c'é anche un sito di alpinisti-molotov con tanto di decalogo per potervi appartenere e potersvisi "loggare". L'idea mi piaceva, ma poi il dovermi registrare -che è un po' come presentarsi al ristorante di sabato sera con le mutande alle caviglie camminando faticosamente a piccoli passi, secondo me- mi ha tolto ogni poesia.
Ribellione, sinistrosità, tutto passabile, maccheccasso c'entreranno le bombe incendiarie con l'andar per monti? Poi ho visto che il loro logo è una bottiglia col tappo che salta come quelle dello spumante, innocua, e dentro la bottiglia c'è una montagna. Cosa vorrà dire?
Mi piaceva di più la bombamolotov come estrema e povera risorsa, (ma micidiale) delle lotte anni '70 o dei Bersaglieri nel deserto di El Alamein contro i tank di Rommel: la volpe del deserto.
Una volpe appunto, il bel mustelide peloso che da sempre viene, suo malgrado, associato all'astuzia o più ancora alla furbizia.
E se la sicurezza fosse una questione di furbizia? Nel farci acquistare di tutto per farci consumare incrementando il PIL?
Ma dai, dai... prepariamoci e vediamo di divertirci.
E anche così corriamo il rischio di strozzarci con la cannuccia della borraccia o con la cinghia del cardiofrequenzimetro, essere vittima della APP che ci avrebbe avvertito in caso di allerta meteo o... anche finire sotto una valanga, fulminati su una cresta, quando non scivolati da un sentiero esposto o risucchiati da un crepaccio che "non si vedeva". Massima libertà.

Sergente, buonanotte. Ma va a cagare! (Mediterraneo. Di G.Salvatores)

martedì 10 febbraio 2015

La Patagonia è...

Copio brutalmente la parte di un messaggio che il mio amico e collega Francesco (Franz) Salvaterra mi ha mandato ieri appena rientrato da un lungo viaggio di 70 giorni in terra australe.
Lo faccio perché Franz è riuscito a condensare in poche righe la vera essenza di un viaggio in quei posti, come mai avevo letto. E perché parla molto bene di me, perché negarlo?
Adesivo di alpinisti anarchici, com'è giusto che sia!
Nonostante i suoi 25 anni, Franz si può considerare un veterano di quei posti. Oltre ad avere salito molte cime, aperto vie non facili e bazzicato posti insoliti, Franz ha saputo spingersi a piedi dove di solito gli alpinisti non vanno, vivendo una Patagonia che più autentica non si può.
Nell'imminente inaugurazione della Compagnia delle Guide Cominetti & Salvaterra specializzate in viaggi e ascensioni in Patagonia assolutamente fuori dai circuiti convenzionali (per davvero), leggetevi questo resoconto perché ne vale la pena.




Cosa è per me la Patagonia?
Quando si torna a casa alle domande “Com'è andata?” ” Cos'hai fatto?” Questo elenco appena riportato potrebbe essere la risposta:  cime scalate, posti visitati, fatti. La Patagonia che ho conosciuto questa volta e negli ultimi cinque anni per me però non è questo, o perlomeno non solo. Quando domandi al turista di dieci giorni cosa ha fatto in Patagonia dice: “Sono andato a El Calafate a vedere il Perito Moreno, a El Chaltèn e a Ushuahia, molto bello ma non capisco come mai dicono che in Patagonia faccia sempre brutto tempo”. “Vedere” però non è “vivere” un luogo, per viverlo ci vuole calma e tempo, giornate dove “non si fa niente”.  (leggete "Hydle days in Patagonia" di C. Hudson per credere di più. Ndr)



Franz Salvaterra
Per me La Patagonia è una mezcla di emozioni e sensazioni sulla pelle, di vento che ti abbatte nel fisico e nel morale. La Patagonia sono le intere giornate passate al riparo del rifugio Piedra del Fraile o chiusi nel sacco a pelo, in tenda, facendo gli “hombre larva” mentre fuori imperversa la tempesta e la pioggia scende (o sale?!) orizzontale. Durante le quali si conversa, si legge, ci si perde nei propri pensieri o semplicemente non si fa nulla. La Patagonia è un ritorno all'essenzialità, è lasciare a casa più cose possibili, costretti dal fatto che bisogna portarsi tutto sulle spalle. Per una volta è vincere contro questo fottuto consumismo che ci bombarda la mente di necessità inesistenti, di bisogni artificiali, mentre alla fine quello che veramente ti serve nello zaino è solo un po' di cibo, una giacca e un sacco a pelo, e dopo un paio di zaini mal calcolati si impara a lasciare a casa anche il terrore di ogni guida alpina che lavora con i trekking: lo stramaledetto“beauty”. La Patagonia sono i pomeriggi di riposo o attesa passati seduti sulle sedie di legno dell'ostello Rancho Grande, scambiandosi opinioni sulla qualità del lato B delle signorine che varcano la porta d'entrata. La Patagonia è l'adrenalina che sale dandoti forza e concentrazione mentre scali un tiro di misto difficile, con le piccozze che grattano frenetiche a trovare qualcosa di solido su cui agganciarsi. Dove l'ultima protezione comincia ad allontanarsi e sai che se ti fai male non puoi chiamare il 118, dove tu e il tuo compagno (che a volte hai conosciuto due giorni prima) siete soli e, se te la sei portata, ti domandi se la radio funzionerà. La Patagonia sono i bivacchi sotto le stelle con la giacca infilata nella custodia del sacco a pelo come cuscino, tra il russare altalenante dei tuoi compagni e il fragore occasionale di un seracco che rovina giù per qualche canalone. Sono le buste di “comida” disidratata che nonostante la scritta hanno tutte lo stesso sapore, in relazione alla fame, generalmente squisito. La Patagonia è la felicità e soddisfazione di calcare con i piedi il punto più alto di una montagna o la frustrazione mista al senso di sollievo che ti pervade quando invece decidi che è meglio scendere, quando getti la spugna per paura, e quando, il giorno dopo, ti ritrovi al sicuro con i piedi sotto la tavola di un bar e ti domandi se sei sceso perché andava fatto o perché sei un cagasotto, però di fatto, se puoi domandartelo è perché sei ancora vivo. La Patagonia sono le amicizie strette con personaggi di tutti i tipi e nazionalità, dove la novità e intensità delle emozioni vissute assieme fanno in modo che queste amicizie durino più di quanto si possa immaginare.  E' conversazioni “stusciate” in stentato inglese o castigliano maccheronico che costringono a strizzarsi il cervello, a mettersi in gioco. La Patagonia è il senso della “tierras de olvido” vissuto tra le estancias abbandonate a picco sul lago O'Higgins. Soprattutto la Patagonia è camminare e camminare, in salita e discesa, in piano per chilometri, con lo zaino sempre pesante per tanto che ci si impegni  a portare meno dello stretto indispensabile. E' tornare in paese talmente stanco e prosciugato che ti dici “mai più”, ma già sotto il getto della doccia ti ritrovi a pensare a un nuovo progetto. La Patagonia è la soddisfazione di permettere ad altri di vivere il fascino di luoghi che da soli non potrebbero raggiungere, è essere il primo della fila e decidere se risalire quella morena o stare nella valle, se accamparsi dietro quel precario muretto a secco o se camminare ancora tre ore per trovare un riparo migliore, se fare una doppia su quei due nut vecchiotti o cercare qualcosa di meglio. E anche se non è facile da capire (per me è difficile) a volte la Patagonia è mettere da parte la foga e le ambizioni e “lasciare che le cose accadano”, un po' come lasciarsi portare dalla corrente limitandosi a dirigere la canoa senza remare come matti, tanto poco importa quale riva si va a lambire.



Sicuramente mi dimenticherò qualcuno ma vorrei ringraziare i tanti amici che mi hanno aiutato e con cui ho passato dei bei momenti, quindi grazie a:

Marcello Cominetti, per primo, perché ha creduto in me insegnandomi “l'arte” e pagandomi bene, e perché è simpatico. A Ines perché è una ragazza speciale e starle vicino mi fa star bene. A Guido che con la sua intelligenza mi ricorda che sono un ignorante, e perché non mi scorderò mai più la crema da sole. Ad Ajelen, a Tommy che è più argentino che italiano. A Papà per questo ritorno alle prime avventure, a Fabio per la serenità contagiosa. A Giovanna, Sandro, Andrea e Francesco per la bella esperienza sullo Hielo. A Max perché è un duro (non raccontare in giro la storia della headwall). Ad Arnaud Clavel e Luigi, a Rolo e Doerte per la disponibilità e affidabilità. Ad Alejandra, Nicole, e Nuria. Ad Ale Bau e Claudia (complimenti per il loro roadtrip), a Doriano, Ivan e Manuel. A Tommy, Silvestro, Gianni, Aldo e Alejandra.  Ad Adelicio Lagos, ultimo pioniere dell'estancia Cerro Colorado. A Carolina e alla “comision de rescate” di cui per fortuna non ho avuto bisogno, al personale dell' hostel Rancho Grande, a Josè e Paci, a Natalia, a Markus, a Milena perché è bellissima, a Vincente, a Julian Casanova e Raphael per le doppie, a Sasha, Ignacio e il piccolo Firmin, i gentilissimi gestori del R. Piedra del Fraile. A Sara e le sue compagne Veneziane. 

Ai miei sponsor: Ferrino, Zamberlan,Climbing Tecnology, e Lizard che vestendomi dalla testa ai piedi mi sollevano dal terribile onere di andare a fare shopping.

“Gracias a todos, nos vemos pronto!”



Francesco Salvaterra

Venezia, venerdì 6 febbraio 2015
 



lunedì 26 gennaio 2015

PROGETTO ICARO in ALTA BADIA sabato 31 gennaio, ESITO OTTIMO!

Ci incontriamo sabato 31 gennaio alle ore 9.15 alla cabinovia Boè di Corvara (bar El Corf) con sci, zaino, ARTVA, pala e sonda per una giornata di Sicurezza sulla neve con le Guide Alpine amici di ICARO.
Valanga caduta dal traverso alto sotto il Piz Boè per raggiungere l'imbocco della Val Mesdì


La partecipazione è gratuita ed è riservata agli under 21.
Per comunicare la propria adesione scrivete a karin.pizzinini@rolmail.net

GRAZIE di cuore a: 
FERRINO, ORTOVOX e
ANDREA MUTTI Guida Alpina di Brescia .




Per sapere meglio cos'è il PROGETTO ICARO guarda qui il bel video realizzato dalle Guide Alpine di S.Caterina Valfurva (complimenti!)

VENITE NUMEROSI!
Tommi e Mattia
...E NUMEROSI sono stati 

i partecipanti di questa edizione a Corvara!
Aiutati sicuramente dalla bella giornata si sono addirittura dati il turno moltissimi ragazzi e ragazze spinti anche da alcuni Maestri di Sci dell'Alta Badia che hanno portato con loro allievi, amici e familiari.
Dopo una sciatina nei boschi nei dintorni di Passo Campolongo ci siamo fermati sulle pendici del Monte Cherz non lontani dalle piste, sulla neve fresca caduta il giorno prima per fare stratigrafie, analisi del pendio, ricerca Artva, sondaggio e scavo, valutazioni morfologiche del manto nevoso e dei pendii nel corso di una gita o semplicemente di una sciata anche a bordo pista (e non), apertura dello zaino Cybersafe (messoci a disposizione gentilmente da FERRINO) e del modello analogo di Black Diamond dotato di un sistema di gonfiaggio nuovo.
L'uso dei moderni apparecchi ARTVA digitali di ultima generazione a 3 antenne ne ha messo in risalto la semplicità d'uso, che si basa sull'intuito più che su una procedura complessa, favorendo nell'utilizzo i giovani che hanno dimestichezza con le apparecchiature digitali.

Tutti i partecipanti, nonostante le temperature basse, hanno seguito con entusiasmo le varie operazioni condotte, oltre che dal sottoscritto, dal collega Andrea Mutti e da Jordan Irsara e Karin Pizzinini.

A questo link tutte le foto fatte da Karin!

RIFLESSIONE: come amico di Icaro e di Karin, come guida di montagna e appassionato di alpinismo, freeride e scialpinismo e soprattutto come padre di ragazzi altrettanto appassionati, mi sento di dire che il Progetto Icaro è un'iniziativa molto più bella e lodevole di quanto non sia già stata definita e lodata.
E non lo sarà mai abbastanza!

Se penso ai divieti, alle ordinanze assurde di certi sindaci di qualche anno fa e allo stupido e inutile bisogno di sicurezza a tutti i costi della nostra società viziata e poi guardo questi ragazzi, posso solo concludere dentro di me (e in questo caso anche fuori) che l'educazione a ogni attività che l'umano voglia intraprendere è la cosa più importante.
La repressione è ignoranza e comodo evitare problemi che invece andrebbero affrontati e risolti.
Con l'educazione e l'apprendimento si stimolano l'intelligenza, le doti fisiche e morali, i talenti nascosti, ma soprattutto si costruisce la propria libertà e la propria capacità di scelta, attraverso la responsabilizzazione e lo sviluppo della propria esperienza.
Gli unici elementi che in montagna e nella vita, servono a salvarsi la pelle.
La tecnologia aiuta la sicurezza ma non sostituisce affatto la personale esperienza. E l'esperienza in montagna si fa solo ricevendo dalla Natura e da chi ne ha più di noi, tutta quell'infinità di segnali che fanno della vita un gioco bellissimo.












domenica 4 gennaio 2015

UPGRADE SELVAGGIO BLU da versione Classica a versione Extreme.Date a richiesta 680€/6 pers.



Per chi avesse già fatto (oppure no) Selvaggio Blu nella versione Classica/Originale  e volesse integrarlo con la parte della versione Extreme, c'è la possibilità di farlo in soli 3 giorni di cammino (5 in totale, includendo arrivo e partenza).
E' così bello e divertente che vale proprio la pena farlo!

Itinerario (possono esservi variazioni)

1g. ritrovo entro ore 20 a S.Maria Navarrese. Hotel***
2g. in barca si raggiunge Cala Goloritzè di buon mattino e...
Cala Goloritzè-Ispuligidenie (Cala Mariolu) Direttamente dalla spiaggia ci si alza su una bianca placca rocciosa da attrezzare con corda che porta al primo ripido bosco sospeso sulla zona denominata "Sorgenti". Qui inizia il cosiddetto "Ledere 'e Goloritzé" il tratto chiave del percorso. Bisogna attraversare trasversalmente tre ripidi canaloni che scendono alle pareti sospese sul mare sottostante e il sentiero è poco più di un'esile traccia tra ghiaie, pareti e macchia. I tratti da attrezzare con corde sono numerosi. Oggi le condizioni di questo tratto sono migliorate dai limitatamente numerosi passaggi. Una vera e propria via ferrata di 30m porta nel bosco di Ispuligi che si segue costeggiando grandi caverne in ambiente "preistorico".
Ispuligi
In 6/7 ore si guadagna Cala Ispuligedenie (o Mariolu) dove si pernotta. bivacco FB.

3g. Ispuligidenie:Grotta del Fico (o Bacu Padente/Su Feilau). Dal mare ci sono 2 possibilità per raggiungere un sentiero discreto (a tratti) a mezzacosta. La prima ripida e scivolosa, la seconda più agevole, più lunga, ma migliore. Dopo qualche ora di lotta in ambiente di straordinaria bellezza ci si congiunge con il Selvaggio Blu classico fino a Bacu Mudaloru. Fin qui 4/5 ore.
In altre 3 ore ca. passando su cenge, creste, grotte, fori naturali nella roccia, arrampicate, calate in corda e molto altro (!), raggiungiamo la parete che sovrasta la Grotta del Fico. Una stupefacente calata nel vuoto ci deposita nella grotta dove pernottiamo tra vampiri e onde del mare.

4g.Grotta del Fico-Cala Sisine (ca. 8 ore). Dalla grotta ci si porta lungo gli scogli a pelo d'acqua verso nord. Utilizzando corde fisse in posto e passaggi davvero incredibili all'interno della montagna, Iscalas Fustes e brevi calate si arriva a Bacu Padente (o Su Feilau). Una risalita di ca. 400m ci porta al sommo del mezzacosta di Serra Ovara (o Ovra). Da qui con 2 calate oppure un tratto attrezzato con scale e cavi arriviamo a Cala Biriola. 
Colazione sul mare...
Si continua nella boscaglia di Biriola e di Oronnoro per poi affrontare le bastionate rocciose che sbarrano l’accesso a Cala Sisine attraverso un complesso sistema di cenge e misteriosi (si! proprio misteriosi, vedrete..) passaggi in arrampicata (10 m – IVinf. oggi in parte attrezzati con catene).  
 Selvaggio Blu "ufficialmente finisce qui e ci si è guadagnati la "medaglia"! Rientro in barca a S. Maria Navarrese . Hotel ***(finalmente), doccia intensa e cena. Hotel*** FB.
5g. Scioglimento del gruppo dopo colazione. 
BB = Bed & Breakfast                           FB= Pensione completa

COSTO a persona 680€
Min. 6 persone
Attrezzatura, informazioni e logistica sono le stesse dell’itinerario classico o originale che trovate qui 

 info@marcellocominetti.com o tel.3277105289