venerdì 18 gennaio 2019

ALPINISMO BRILLANTE ma di POCA SOSTANZA in PATAGONIA & HO SAPUTO CHE SCALAVANO SLEGATI PER NON ROVINARE LA CORDA

Jean Luis Trintignant ne: IL SORPASSO (D.Risi 1962) in cui appaiono
sullo sfondo foto di cime patagoniche, e lui si interroga su qualcosa...
Ricopio dalla nostra pagina facebook In Patagonia un pensiero del mio socio Franz Salvaterra dall'apparenza leggero, ma che invece è profondissimo.
Grazie a mille facilitazioni logistiche e informative l'alpinismo patagonico attira sempre più adepti ma fortunatamente guadagnarsi una cima è rimasto dannatamente complicato. Come lo era una volta. I molti attratti, sovente si scontrano con condizioni che non si aspettavano e tornano con le pive nel sacco. Gli himalaisti in primis, volendo essere maligni. 
Tutto questo mi fa pensare a quanto è triste, se vogliamo, che tutta l'esperienza che uno accumula in tanti anni di vittorie e sconfitte, in montagna e nella vita, debba terminare quando raggiunge il suo apice. Ma finché non termina: approfittiamone!
Franz e il sottoscritto in un bar a Gobernador Gregores (!)

Qualche giorno fa, Franz, una cliente e Marquiño, portatore brasiliano, si trovavano a Niponino, campo avanzato ai piedi del Cerro Torre.
Niponino è un nome in lunfardo (sottodialetto e slang argentino) inventato e significa "ni Noruegos ni Polacos", infatti questa zona di campo è posta nel mezzo di quest’ultimi due (campo norvegese e campo polacco), su una morena. Verso sera spuntano due alpinisti, uno è un personaggio famoso, senza fare nomi, una delle celebrità che spesso fanno visita al massiccio di El Chaltèn. 
Tipico albergo locale
Gli dicono che vogliono fare la Supercanaleta al Fitz Roy, cosa che da questo versante è inusuale, e tirano dritto veloci, non prima di averli abbagliati con lo sfavillare della loro attrezzatura nuova fiammante. Marquiño dice: “tengono todo brillante!” Zaino, abbigliamento, corda, e piccozze (con relativo copripicozza da gitante domenicale dedicato), tutto nuovo di fabbrica. Qualche ora più tardi i nostri tre, da dentro la tenda, sentono di ritorno i due “famosi”, resisi conto che non avevano nessuna chance sono tornati sui loro passi e chiedono consiglio su quale via ripiegare eventualmente l’indomani. Gli viene consigliata una via di 4 tiri di quinto grado sull'Aguja dell’S. Almeno quella la fanno.
Nel frattempo Marquiño partorisce la leggenda del “chico brillante y el chico perfurado”, lui è il “perfurado”, con sacco a pelo maleodorante che perde piume ad ogni movimento, scarpe da ginnastica bucate, giacca “cordero tex” perché a renderla impermeabile è l’olio di grasso di pecora che la ricopre. 
Arcoiris verso Paso Marconi
Grasse risate eccheggiano pensando a questa metafora dell’alpinismo patagonico, sempre attuale: quanti alpinisti simil-famosi dichiarano ai blog di andare a fare questo e quello e poi non combinano nulla e quanti sconosciuti con le pezze al culo e i ramponi tondi hanno scalato delle vie pazzesche senza quasi lasciare traccia?
Prendiamo la Chaverri- Plaza alla torre Standhardt, una via aperta negli anni 90’ da due argentini che hanno fatto molte solitarie. 
Ho saputo che scalavano slegati per non rovinare la corda.

Cada a
ño en El Chaltén se encuentran mas chicos brillantes que perfurados! (Ogni anno a El Chaltén si vedono più ragazzi sfavillanti che bucherellati)
Marquiño, andinista Perfurado sul Glaciar Grande & Cerro Torre.


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