domenica 3 agosto 2014

SCALATE e ARRAMPICATA Sportiva in DOLOMITI e OFFERTE SPECIALI SCALATA di Settembre

Alba su Sella e Sassolungo. Ph. Silvia Grillo
-SCALATE CLASSICHE DAL 3° GRADO IN SU
-VIE NORMALI ALLE CIME PIù FAMOSE
-VIE FERRATE
-VIE SPORTIVE E MONOTIRI
-CORSI ARRAMPICATA
info@marcellocominetti.com 
+39.327.7105289
Marmolada Via Don Quixote VI+
OFFERTE SPECIALI di SETTEMBRE!!!
Proposta forfait 4°grado
-Spigolo Sud del Sas de Stria
-Via del Buco al Picc. Lagazuoi
-Via Maria al Sas Pordoi
-Spigolo Comici alla Torre Picc. Falzarego
con 1 o 2 alpinisti: €800
Gr. Sella, falesia Lago Boè (dal 4c al 6a)
Proposta Forfait 5° Grado
-Spigolo Alverà al Col dei Bos
-Via Dibona alla Torre Grande Falzarego   
Marco Grigis su Compay Segundo
-1° Spigolo di Tofana

-Via Myriam alle 5 Torri
con 1 o 2 alpinisti: 900€

Proposta Forfait Grado 6a
-Via Compay Segundo al Coston d'Averau
-Sole e Metallo al Settsass
-Sogni di Gloria al Picc. Lagazuoi
-Re Artù ai Lastoni di Formin/Mondeval
con 1 o 2 alpinisti: 1000€
 Note:  le 3 offerte hanno un prezzo speciale solamente se accettate come sono proposte. Diversamente ogni singola via ha il costo stabilito dal tariffario ufficiale.
Le offerte hanno validità dal 29 agosto al 10 ottobre 2014

  -ALPINE & SPORT CLIMBING
-NORMAL ROUTES to the MOST FAMOUS SUMMITS
-VIA FERRATA
-CLIMBING SCHOOL
Tofana di Rozes Via Dimai-Eotwos (IV+)
 Da Maggio a Ottobre - From May to October
Pelmo, "Passo del gatto"
sulla cengia di Ball

Tofana di Rozes, Via Normale
INTERESSANTI FORFAIT per PIU' USCITE
INTERESTING COMBINATION for MORE TRIPS

lunedì 21 luglio 2014

C'era una volta Passo Sella

Luglio 2014,
lo so, lo so che invecchiando affiora sempre più la nostalgia degli anni passati e di com'erano certe cose prima, ma non resisto a denunciare una società complice del proprio degrado della quale non mi sento assolutamente di far parte. Siete liberi di non leggere oltre. E proprio per questo so che andrete avanti.
La lentezza è il vero lusso di oggi
Passo Sella nelle Dolomiti ha rappresentato per me un luogo magico e di sogno quando lo raggiungevo nella notte dopo ore di viaggio, a volte in Vespa, da Genova negli anni ('70 e primi '80) in cui vivevo là.
Ci si accampava nelle vicinanze della cabinovia del Sassolungo in maniera naturale, tra la tendopoli che affollava lo spiazzo vicino alla strada, e il giorno seguente c'erano tutt'attorno le montagne per scalare e i prati per oziare beatamente.
Il campeggio libero non era solo tollerato ma semplicemente un atto dovuto agli alpinisti perchè ancora si ricordava che erano stati LORO a far scoprire le Dolomiti al mondo!
Oggi a Passo Sella tutto è cambiato. Solo la vecchia cabinovia del Sassolungo è rimasta la stessa a fare da testimone di un epoca che non c'è più, prima di essere sostituita sicuramente da un impianto potentissimo che soddisfi le esigenze della propaganda politica UNESCO.
Pochi giorni fa un ragazzo giovane che lavora al nuovo parcheggio a pagamento del nuovo "Rifugio pentastellato" (?) mi ha guardato molto meravigliato quando gli ho chiesto se poteva indicarmi un posto dove lasciare l'auto senza pagare. "Ma sono solo 5 euro" mi ha detto stupito dalla mia domanda.
Io ho detto che non avrei MAI pagato per lasciare la mia auto lì a costo di parcheggiarla in un luogo distante e farmi a piedi il tragitto.
Una coda di automobilisti dai SUV bianchi con cagnolino Dudù e moglie annoiata all'interno aspettava scocciata che lasciassi libero l'ingresso del parcheggio e la smettessi di parlare con il giovane custode. Infatti poco dopo me ne sono andato ed ho trovato un posto per l'auto neppure troppo distante.
Nel ripercorrere quei pochi metri a piedi vedevo il Passo dall'alto e stentavo a riconscere il vecchio piazzale dove campeggiavano gli alpinisti provenienti da mezzo mondo a bordo di vecchi pullmini, auto di fortuna e qualche moto. Tutto era diradato, lento e sudato.
Oggi gli alpinisti hanno pullmini da 80mila euro e vanno in hotel ma molti poi fanno solo le vie di 4° grado che noi evitavamo per principio perché troppo facili.
Mica mi facevo 500 km per salire lo spigolo del Pollice?! Come minimo dovevamo portare a casa 3 o 4 vie di 6° grado al week end, di cui una almeno di sviluppo superiore ai 600m! Che cazzo!
Mi chiedevo, poi più sul serio, che il giovane addetto al parcheggio che non capiva le mie parole aveva davanti tutta una vita nella quale avrebbe potuto ribellarsi a questo sistema impostato solo sul profitto, ma allo stesso tempo sembrava che non avesse nessuna intenzione di farlo e mi dispiaceva per lui.
La coda delle auto paganti si allungava sempre più e il parcheggio presto si era riempito di mezzi e soldoni. Che il proprietario dello spiazzo guadagni pure tutti i soldi che vuole, per carità, ma non avrà mai i miei in cambio delle montagne che vado a godermi, perché sono convinto che la Natura sia di tutti e che vada vissuta estremamente gratis.
Mentre aspettavo il mio compagno di cordata, che ha parcheggiato regolarmente a pagamento senza neppure accorgersene e meravigliandosi che io non volessi piegarmi a tanta assurdità, mi sono sfilati davanti un po' di gitanti profumati da deodoranti terribili (una volta i gitanti odoravano di sano sudore e non di profumi artificiali) che andavano a mangiare il pesce al Rifugio Comici, motociclisti grassi e accaldati dalle loro tute pesanti e nere (che ormai sono i padroni incontrastati di curve e passi), mountainbikers a noleggio con la gopro attaccata ovunque e già collegata a facebook e un signore che indicava ai suoi accompagnanti il Sassolungo chiamandolo Civetta. E poi ditemi come potrei ignorare tanta bruttezza.



giovedì 10 luglio 2014

Dolomites Via FERRATA experience by Ben Rowley

Alta Via Fanis, Eastern Dolomites
An interesting article by a british journalist guided by me on the last summer!


sabato 5 luglio 2014

SELVAGGIO BLU la Variante che (quasi) tutti aspettavano!


Nella lingua baunese per indicare un luogo difficile da percorrere, ripido e pericoloso si usa la parola “ledere”, come a indicare le conseguenze di una caduta mentre lo si tenta di attraversare. Un monito, insomma. Un avvertimento da tenere in grande considerazione se si conoscono i pastori di Baunei, abituati da sempre a muoversi su un terreno che più impervio non si può, quando non decisamente verticale e roccioso da sconfinare sicuramente nell'alpinismo che con il pascolo ha ben poco a che vedere.
Proprio un “ledere” si trovarono davanti Peppino Cicalò e Mario Verin mentre cercavano un passaggio tra le foreste sospese tra Cala Goloritzé e Ispuligidenie sul finire degli anni 80. Inutili furono i tentativi di attraversare questa zona costiera che collega comunque con un impervio sentiero, oggi abbandonato, tre boschi isolati tra loro da irti speroni rocciosi, e quindi i due “esploratori” si diressero alla gola di Boladina dove ad oggi transita l’allora neonato sentiero Selvaggio Blu.
Cala Goloritzè e Punta Iltiera viste dal bosco di Ispuligi appena superato
Da anni, con gli amici locali Antonio Cabras della Coop Goloritzè e i ragazzi della Grotta del Fico, si fantasticava (e si provava in numerose incursioni esplorative) che si doveva trovare il passaggio misterioso ma che non doveva essere troppo difficile per non stravolgere la consolidata essenza di Selvaggio Blu. Non eravamo i primi ad averci pensato perché

percorso della variante attrezzata
...che più ledere non si può!
i pastori di capre baunesi Ziu Cherzu e Ziu Abiolu, rispettivamente occupanti i territori di Goloritzé e Ispuligidenie , si erano detti tanti anni addietro che avrebbero potuto costruire una Iscala Fustes (sorta di ponte in rami di ginepro utilizzato per attrezzare passaggi particolarmente esposti) e collegare i loro ovili, utilizzando addirittura dei tubi Innocenti per via della lunghezza del tratto verticale da superare, ma mai lo fecero. Il motivo era che le loro rispettive capre lo avrebbero utilizzato per spostarsi da un bosco all’altro mischiando le greggi intaccando sicuramente i buoni rapporti di vicinato tra i due pastori. I tempi  trascorsero,le cose cambiarono e le zone di pascolo più remote del territorio vennero abbandonate.
Claudio e Marcello durante l'attrezzatura. Sullo sfondo Cala Goloritzé e l'Aguglia
Finché nel maggio del 2013 Luca Gasparini e Marcello Cominetti, individuarono un punto, che con poco più di 30 m di arrampicata risolse il collegamento tra i sentieri per poter unire Cala Goloritzé a Cala Ispuligedenie senza risalire la gola di Boladina e percorrere la Serra e’ Lattone. Il tratto di arrampicata, però, era tutt’altro che facile, sicuramente impraticabile per un escursionista anche esperto, quindi nel giugno del 2014 Mario Muggianu, Claudio Calzoni, Nicola Collu, gestori della vicina Grotta del Fico, e Marcello Cominetti, ottenuto un finanziamento dalla ditta SCARPA per l’acquisto dell’attrezzatura in acciaio inox, hanno attrezzato con 30 m di cavo e qualche gradino il famoso passaggio.
Mario sul traverso
Utilizzando alcuni tronchi in ginepro per rendere più agevole il passaggio in onore alle tradizioni pastorali locali, ora il tratto verticale è percorribile con kit da via ferrata (consigliato) e presenta una difficoltà tecnica non superiore a quella originaria del resto dell’itinerario Selvaggio Blu pur essendo di estrema spettacolarità per la notevole esposizione dei passaggi che però sono ben assicurati.
Non nascondo che nell'attrezzare questo passaggio ci siamo posti molti interrogativi di carattere "etico" legati prima di tutto alla condizione unica che gode questo eccezionale territorio dal punto di vista estetico e ambientale, e in secondo luogo all'essenza che il sentiero Selvaggio Blu si è guadagnato negli anni, grazie proprio alle prerogative di poc'anzi. Crediamo di avere fatto un buon lavoro aprendo una possibilità senza offendere nulla e nessuno ma consapevoli del fatto che per preservare totalmente un luogo sarebbe meglio non andarci. Ci auguriamo che i frequentatori futuri siano intelligenti e rispettosi come lo sono quasi sempre stati da queste parti, sicuramente sostenuti e intimoriti da una natura così prepotentemente bella.
Ora “su ledere ‘e Goloritzé” è meno impervio di prima ma resta ben lungi dal potersi considerare un normale sentiero, semplicemente perché non lo è affatto.
Questo percorso si propone come variante all’originale, aprendo la percorrenza del lungo tratto costiero tutto sospeso sul mare di Ispuligi fino ai grottoni che precedono Bacu Mudaloru, in corrispondenza della calata in corda,  dove i due itinerari si ricollegano.
Inutile dire che le difficoltà di orientamento e sicurezza, dovute al fatto che questo insieme di sentieri è rarissimamente percorso, non sono per gli inesperti e il tratto attrezzato presuppone la conoscenza delle necessarie tecniche alpinistiche e viene percorso da ognuno a proprio rischio e pericolo.
Claudio lungo il tratto finale attrezzato
Luca in pieno "ledere"...
Resta da sottolineare che al momento il tratto di sentiero che collega Goloritzé al passaggio attrezzato che porta al bosco di Ispuligi è molto pericoloso e dovrà essere aggiustato in più punti. Al momento ci sono alcuni ancoraggi per poter fare sicura con la corda nei punti più esposti ma percorrerlo ora è molto pericoloso e complicato, quindi impegnativo sotto ogni aspetto.
Claudio alla fine dell'esposto traverso
Selvaggio Blu ha così riacquistato un nuovo interesse ad essere percorso anche da chi lo aveva già fatto, e la bellezza e spettacolarità di questa notevole variante potranno solo accrescere la già nota bellezza di uno dei più bei percorsi a piedi per buoni escursionisti che esistano al mondo!

martedì 1 luglio 2014

ALBERTO NASSETTI un pilota, un alpinista, un amico, un sognatore e molto altro

20 anni fa, ai comandi dell'aereo che per Airbus stava collaudando, perse la vita Alberto, un ragazzo che avevo conosciuto negli anni '80 e con cui avevo fatto diverse salite alpinistiche nelle Dolomiti.
Con Alberto, che era anche un ottimo fotografo, avevo un'affinità che raramente ho avuto con altre persone che ho accompagnato in montagna, per questo pubblico volentieri il video che suo fratello Filippo ha realizzato.

Per vederlo basta cliccare qui:

martedì 1 aprile 2014

Serata a Genova il 17 giugno sulla PATAGONIA

In collaborazione con l'agenzia milanese KAILAS con cui propongo in Dicembre il viaggio in Patagonia "VUELTA del Cerro TORRE", ci sarà a Genova una serata tutta patagonica in cui mostrerò il video di una traversata sullo Hielo Continental Sur 

venerdì 21 marzo 2014

LA NEVE MARRON DEL DESERTO SULLE DOLOMITI



Marron è un colore desueto nel nome ma esistente in natura e nella realtà.
Marron è un brutto tinello in una canzone del maestro Paolo Conte.
Marron è il vassoio dei self-service, simbolo dell’alienazione umana e dell’appiattimento gastronomico.
Marron è la neve delle Dolomiti da ormai tanti giorni.

Gruppo del Sella
I versanti sud sono carichi di… neve e sabbia. Pensavo che la sabbia dalla superficie sarebbe colata all’interno del manto nevoso con il calore di marzo, e invece no!
Le chiazze marron sono evidentissime e restano in superficie perché la natura vuole così.
Valle Ombretta, Marmolada
Oltretutto sulla neve marron a sud si scia meglio che dove le chiazze non ci sono. Inspiegabilmente il firn dura più a lungo nelle mattine assolate: miracolo, no, principio della fisica se lo vogliamo spiegare a tutti i costi, oppure, semplice processo naturale e basta.
La natura ha voluto che un poderoso vento meridionale abbia spinto la sabbia del Sahara fin sulle Alpi con le ultime nevicate di metà febbraio. Che bel contrasto!
allarme arrivo profughi...
Mi immagino i granelli di sabbia spaesati dentro a delle nuvole freddissime che sorvolano il Mediterraneo, le pianure e le città italiane per infine depositarsi sui pendii delle Dolomiti. E quando la neve si sarà sciolta la sabbia africana si mescolerà alla terra dolomitica in una miscela multi-etnico-geologica senza pari. L'insalata del mio orto, affacciato a meridione tra Sella e Civetta avrà anche un gusto Tuareg.  
Il tutto ha dell’incredibile, anche se era già successo, e del politicamente assai corretto.
Io che sono genovese di nascita non mi sono mai meravigliato quando sulle automobili si depositava la polvere desertica rossastra. Succede spesso in riva al Mediterraneo, così come persone di colore o arabe di nascita parlino perfettamente il dialetto di De Andrè, perché il mare è grande e si muove. Anche di notte, sempre per citare volentieri il Conte di "Genova per noi".
Già, si muove, mentre le montagne stanno assolutamente ferme. E allora ci pensa la sabbia a volarsene fin qui, anche alla faccia delle leggi sull’immigrazione.
A casa mia una ricetta ricorrente sono i cajinci al pesto, tanto per capirci.
Questa sabbia sulla neve delle Dolomiti mi fa sentire molto bene quando la guardo. Mi fa sentire fiero rappresentante della razza umana, invece che per le guerre, per il razzismo o per il federalismo. Esteticamente non è un granché perché sa di sporco, contrastando con quella stupida idea di candida purezza che ci siamo fatti sulla neve fin da piccoli.
Ma se penso da dove è venuta, quanto ha volato, quante cose ha visto mi sento bene perché credo nel nomadismo più che in Dio.
Sono ateo dalla nascita (credo) ma penso che Gesù sia esistito davvero e che fosse uno del deserto, come questa sabbia, uno libero (infatti lo hanno messo in croce per invidia) che professava la pace, viveva alla giornata e se la passava bene con poco. Uno che i benpensanti oppositori al nomadismo odierni inchioderebbero volentieri a una croce.
E invece, in barba a tutte queste teorie noiose e inumane, la sabbia se ne è volata dove il vento la portava. Lei, la sabbia, ha fatto la cosa giusta, alla faccia di molti, sciatori compresi.

 (A tal proposito può aiutare un'intervista al "primitivista" Enrico Manicardi che trovate cliccando qui)

lunedì 10 marzo 2014

CI STANNO PROVANDO, MA NON CI RIUSCIRANNO!

Sono infiniti i tentativi da parte di moltissimi di rendere l'alpinismo uno sport con regole e vincitori.
Gli sponsor, prima di tutto e solitamente ignoranti, vogliono risultati da stadio da poter sbandierare alla concorrenza o a un pubblico pecorone e sovente incompetente.
A.Tellatin 1953. Marmolada

Infatti, se guardate bene, sia che siate esperti alpinisti o semplici appassionati della domenica, spesso le notizie su certi exploits riportano aggettivi e vocaboli in linea coi tempi, come: integrale, no-stop, sit-start e altro che vi risparmio per pietà, che pare non debbano mai mancare nell'odierno linguaggio.
Concorsi a vario titolo (fotografico, prestazionale tecnico, cronometrici, ecc) oggigiorno spopolano e, cosa quantomai preoccupante, hanno grande esito.
Che sia quella la strada giusta? Già, "giusta" .... Ma chi può giudicare, valutare e ritenere corretto un atteggiamento? Quando non un "modus vivendi" approvato dai più, accettato e quindi ritenuto "normale", cioè nella norma. Ridotto a questo tutto diviene squallido e lontano dai propositi che all'inizio muovono dentro a un giovane quella "voglia di fare" che chi ha conosciuto sa cos'è.
L'alpinismo è scomodità e fatica come cent'anni fa. Il risultato, a livello di spettacolo, che può conseguire è al massimo nello sguardo di qualche escursionista ammirato che incontrate al rifugio.
Vi rendete conto che non c'è altro? L'alpinismo vero è un intimo modo di essere, non un video, un concorso fotografico o un premio da palcoscenico.
Picchi Magellanici mentre ammirano il Fitz Roy. Sasha Silva
E' il bavero della giaccavento inumidito dal fiatone, è la paura da controllare, è la voglia che finisca, è l'impazienza prima di una salita, è la prova che funzionate a meraviglia, è la voglia di starsene fuori dalla mischia. E non so che altro, ma nulla ha a che fare con i social network, con i soldi (anche se purtroppo ci vogliono, ma meno di quello che si pensa) e con le platee di idioti: le più facili da trovare e accontentare.
Sono contento che l'alpinismo non sia mai cambiato. Che contraddizione penserete. E invece no, perché alpinismo è quella cosa antica che muove l'essere moderno e civilizzato, quindi annoiato, alla ricerca delle proprie origini. Facendogli cercare la paura e la fatica come quando doveva sopravvivere braccato dagli animali feroci.
Riuscirne vivi è il vero successo e tenere per sè quanto provato è il regalo che dura per sempre.
Negli anni '80 Luigi Mario scriveva e diceva provocatoriamente che l'alpinismo era morto, perché quello che stava diventando era troppo diverso e staccato dai tempi precedenti.
Gli si scagliarono contro tutti, perfino i sapientoni del CAI (che di alpinismo non hanno mai capito granché...), ma nessuno aveva capito che in quella "morte" era contenuta l'essenza che stava svanendo per sacrificarsi alla spettacolarizzazione, alla codificazione e alla piattezza che, permettetemelo, nessun alpinista vero apprezzerebbe.
L'alpinismo è quella cosa che resta dentro di noi e tutti gli sforzi di chi lo vorrebbe proponibile ai giochi olimpici (è solo un esempio) mi auguro restino vani per sempre.

Nuvole ardenti vanno alla deriva nel cielo silenzioso, azzurro fino ai remoti orizzonti. Nelle basse valli si addensano umidi bozzoli di nebbia autunnale, che il sole stenta ormai a dissolvere...  W.Bonatti (I giorni grandi)

mercoledì 5 marzo 2014

WHITE DOCTOR SKIS, peccato per chi non ce li ha!

Mammamia, mi fermano sulle piste, in funivia mi bombardano di domande, in seggiovia mi interrogano fino alla discesa e pure mi fermano per strada scorgendoli sul tetto della macchina.
Questi FT 10 PRO lunghi 194 cm. non riescono a passare inosservati. Mai.
Isa Cominetti e FT10 Pro
Eppure hanno un design che più sobrio non si può, per nulla appariscente e semmai piuttosto serioso.
Sono bianchi e color legno, con scritte piccole e minime.
Made in Europe resta sotto allo scarpone in luogo di uno squallido Made in China sul fianco di ormai molti sci di grido. Sobrietà e qualità da vendere, insomma.
E come vanno? Vi starete chiedendo. E qui viene il bello di avere un blog sul quale scrivere qualsiasi cazzata vi venga in mente. Fatevene uno è il mio consiglio, altro che i botta e risposta da facebook o da forum per insonni.
Vanno da dio, ecco! Hanno un rocker anteriore che si sente appena ma che aiuta a galleggiare anche nell'acqua. Tagliano sibilando qualsiasi tipo di neve e la cosa più apprezzabile è la facilità di manovra unita a una stabilità strabilianti. Girano e volano, cosa volere di più?
Infatti corrono come l'Alfa di Nuvolari (non so se l'avete presente) dentro al fuoco di cento saette...
E chi ha orecchie per intendere, intenda pure.
Insomma questi sci francesi onesti e dall'anima in legno profumato, perché c'è dentro davvero, sono una meraviglia e sanno tirar fuori i denti quando serve e sono pure robusti, precisi e duttili.
Un grande sci freeride big mountain, sicuramente il migliore che abbia provato nelle ultime 3 stagioni.
So che questa non è una valutazione tecnica stile "solita rivista", ma è così che vanno, giuro! 

http://www.white-doctor.com/en/55-pro qui li potrete acquistare e avere a casa in 48 ore.
Val de le Fontane-Piz Boè. Ph. C.Gravina

Ph. Isa Cominetti
Sella-Lastei. Ph. F.Piardi


lunedì 3 marzo 2014

PROGETTO ICARO A CORVARA 1 marzo 2014

Ci siamo incontrati all'ovovia Boè sotto un cielo incerto al bello e certo al brutto, ma eravamo in tanti.
Corvara ore 9 dell'1 marzo 2014 (Foto di Concetta Bonaldi)
Oltre a Karin Pizzinini, motore dell'iniziativa, c'erano Pietro Dal Prà e Davide Crescenzio, miei colleghi con cui mi ha fatto molto piacere condividere questa esperienza.
I partecipanti erano una ventina, tutti del posto e tutti riders bravissimi, due maestri di sci.
Mi ha molto impressionato l'interesse di questo gruppo di giovani dai 12 anni in su per il tema "sicurezza sulla neve", che nella bufera si sono sobbarcati le nostre spiegazioni facendo un sacco di domande e dimostrando curiosità verso l'argomento.
Penso che tutti o quasi avessero conosciuto Icaro di persona e il fatto che fossero così numerosi è stata proprio una grande cosa!

Rif.Lago Boè zaino CYBERSAFE FERRINO
Infine vorrei ringraziare Maurizio Bartoli responsabile del campo Artva di Corvara e la ditta FERRINO per averci messo a disposizione uno zaino CYBERSAFE con sistema Avalanche Airbag System che abbiamo mostrato ai ragazzi facendolo "esplodere".