venerdì 31 maggio 2019

LA DISTRUZIONE DELLE DOLOMITI

Un decennio di Dolomiti Patrimonio dell’Umanità
(la distruzione delle Dolomiti)
di Michael Wachtler 
(traduzione di Gabriella Suzanne Vanzan)
Nel giugno 2009, in una conferenza generale a Siviglia, in Spagna, si proclamò: “Le Dolomiti sono uniche e appartengono al Patrimonio Mondiale dell’Umanità”.
Noi abitanti delle Dolomiti credemmo a questo nobile scopo e all’onestà di tali principi. Per un breve lasso di tempo credemmo addirittura di poter contribuire, a pari livello e assieme a tutti i popoli e nazioni del mondo, alla tutela di questo paesaggio e questa natura unici e a preservarli per le generazioni future.
Rappresentanti delle autorità e molti apparenti luminari, ai cui nomi non eravamo avvezzi perché non avevano quasi mai messo piede nelle Dolomiti, si accalcarono per risaltare alle celebrazioni per l’annuncio dell’iscrizione nella lista UNESCO. Ci chiedemmo perché quasi nessuno tra i conoscitori delle montagne, nati e cresciuti in questa regione, avesse avuto il permesso di partecipare ai festeggiamenti. Ma poiché l’autocelebrazione non rientrava tra le nostre caratteristiche e credevamo che in futuro ci avrebbero coinvolti nelle decisioni sulla tutela di paesaggio e natura e sulla sostenibilità, non facemmo storie.
Sfortunatamente, ci rendemmo ben presto conto di quanto ci fossimo sbagliati. L’iscrizione delle Dolomiti nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità avvenne non tanto per trattare il nostro ambiente con maggior rispetto o per gestirlo assieme ai nostri abitanti, che da secoli dedicano grande cura a questo paesaggio, bensì piuttosto per legittimare i governanti allo sfruttamento.
Fummo risucchiati nel vortice degli Indiani del Nord America. Si emanarono leggi e norme, giustificando così il diritto di derubare noi e la natura. E se la smania distruttiva non era sufficiente, si cambiavano di nuovo le norme per legittimare ulteriormente frode e sfruttamento.
Mai le Dolomiti sono state esposte a una tale minaccia! Nei dieci anni dall’iscrizione nella Lista del Patrimonio dell’Umanità, le Dolomiti sono state distrutte più che mai. Si è costruito più di quanto sia rimasto allo stato naturale. Si è percorso il territorio più in macchina, che a piedi.
– In apparente armonia con il Patrimonio Mondiale dell’Umanità, presso il gioiello del lago di Braies sono stati costruiti parcheggi con diverse centinaia di posti auto, giustificandone la realizzazione con finalità di tutela della natura.
– Intorno a Plan de Corones sono stati costruiti chilometri di piste nel paesaggio, sostenendo di poter preservare altre aree in cambio. Per ripetere poi tale approccio alla prima occasione e inglobare di nuovo un’ampia porzione di territorio. La stessa sorte è stata riservata anche ad altre montagne.
– Nei punti panoramici più belli del Monte Specie nelle Dolomiti di Braies, sul Mastlè nel Parco Naturale Puez-Odle, è stato realizzato il balcone panoramico Patrimonio dell’Umanità UNESCO, apparentemente progettato per comprendere meglio le montagne da una colata di cemento.
– Le vette sono state ricoperte da mondi esperienziali artificiali. Il loro scopo non era tanto esplorare l’unicità della natura o imparare da essa, incontrare altre persone, scambiare pareri e decelerare assieme. Il loro intento era di soddisfare esigenze superficiali.
– Nel frattempo, le preziose istituzioni culturali delle Dolomiti sono state prosciugate economicamente e il più grande museo delle Dolomiti, Dolomythos, lotta da anni per la sopravvivenza.
– Mai prima d’ora così tanti turisti si sono affollati su queste montagne e mai prima d’ora così tante auto hanno superato i valichi e invaso i villaggi. E tutti vogliono farlo nel più breve tempo possibile.
– Albergatori e gestori di impianti di risalita gareggiano tra di loro a colpi di slogan pubblicitari sulla bellezza del pernottare in un sito Patrimonio dell’Umanità, lo sci a stretto contatto con la natura, la sfida di una maratona tra le Dolomiti. Tutto è improntato al dio denaro e alla banalità.
Le Dolomiti sono state disseminate degli escrementi di quelle persone che, come avidi cacciatori di diamanti, volevano trarne profitto. Hanno lasciato montagne di rottami, scheletri di impianti e rovine di cemento. Molti abitanti non se ne accorgono più. Ormai ci hanno fatto l’abitudine.
Le Dolomiti, Patrimonio dell’Umanità, non sono mai state oggetto di conservazione e tutela, apprendimento e ricerca, ma solo di interessi personali e fame di potere. Norme e le leggi per la presunta tutela del Patrimonio Mondiale, pubblicate su opuscoli patinati, mascherano gli interessi del denaro e dell’avidità come un lupo travestito da agnello.
Il rispetto per coloro che abitano questo paesaggio è scomparso. Perché negli organi decisionali non è mai stato eletto un “ambasciatore” della saggezza locale? Qualcuno avvezzo alle foreste e ad erborare! Perché combattere con violenza e punizioni le poche persone che ancora amano questo ambiente montano e lo esplorano? Affinché gli altri abbiano la licenza di distruggere indisturbati la natura.
I legislatori non capiscono che la nostra terra, che è stata preservata con il sudore e il sacrificio dei nostri antenati, è stata profanata più che mai.
Si sentono tutti superiori agli abitanti delle Dolomiti, compresi i loro animali, le piante e i paesaggi. Ritengono che la natura appartenga loro e che debba essere usata nell’interesse dei potenti e dei governanti.
Michael Wachtler
A molte conferenze parlano di tutela del paesaggio. Che senso ha parlare di Patrimonio Mondiale se la natura stessa non ha diritti? La domanda fondamentale che si pone è: “Quali diritti hanno le Dolomiti? Quali diritti ha la natura? Quali diritti vantano l’aquila, il gallo cedrone o il camoscio nei confronti degli esseri umani? Non avremmo bisogno piuttosto di una sorta di costituzione per la natura? L’ecosistema ha dei diritti? Servono almeno a tutelarsi dagli interessi della gente? Non si dovrebbe permettere alla natura stessa di difendere la propria tutela?
I nemici del Patrimonio Mondiale dell’Umanità sono coloro che si relazionano con il paesaggio senza possedere alcuna conoscenza e senza manifestare alcun rispetto. Solo un Patrimonio Mondiale gestito in simbiosi e nel rispetto della natura è in grado di unire noi tutti e dare i suoi frutti.
Ma più gravi ancora sono la nostra indifferenza e il nostro silenzio.
Nota:
Michael Wachtler è fondatore e direttore di Dolomythos, il più grande museo delle Dolomiti. La sua scoperta del fossile Megachirella wachtleri, un antenato di serpenti e lucertole, è ritenuta dai media uno dei dieci ritrovamenti di fossili più importanti al mondo. Da anni le autorità ufficiali cercano di chiudere Dolomythos. L’intero museo è stato confiscato più volte e gran parte del suo contenuto è stato trasferito. Per il suo impegno a favore delle Dolomiti e della loro tutela, Michael Wachtler è stato condannato a pene detentive e al risarcimento di ingenti danni. Non si è lasciato intimorire da tutto ciò e nei suoi libri e nelle sue ricerche continua a lottare per una nuova prospettiva in materia di Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Note per approfondire gli aspetti su M. Wachtler "fuorilegge":
 https://www.ambientediritto.it/home/giurisprudenza/corte-di-cassazione-penale-sez3-17102017-sentenza-n47825