lunedì 10 marzo 2014

CI STANNO PROVANDO, MA NON CI RIUSCIRANNO!

Sono infiniti i tentativi da parte di moltissimi di rendere l'alpinismo uno sport con regole e vincitori.
Gli sponsor, prima di tutto e solitamente ignoranti, vogliono risultati da stadio da poter sbandierare alla concorrenza o a un pubblico pecorone e sovente incompetente.
A.Tellatin 1953. Marmolada

Infatti, se guardate bene, sia che siate esperti alpinisti o semplici appassionati della domenica, spesso le notizie su certi exploits riportano aggettivi e vocaboli in linea coi tempi, come: integrale, no-stop, sit-start e altro che vi risparmio per pietà, che pare non debbano mai mancare nell'odierno linguaggio.
Concorsi a vario titolo (fotografico, prestazionale tecnico, cronometrici, ecc) oggigiorno spopolano e, cosa quantomai preoccupante, hanno grande esito.
Che sia quella la strada giusta? Già, "giusta" .... Ma chi può giudicare, valutare e ritenere corretto un atteggiamento? Quando non un "modus vivendi" approvato dai più, accettato e quindi ritenuto "normale", cioè nella norma. Ridotto a questo tutto diviene squallido e lontano dai propositi che all'inizio muovono dentro a un giovane quella "voglia di fare" che chi ha conosciuto sa cos'è.
L'alpinismo è scomodità e fatica come cent'anni fa. Il risultato, a livello di spettacolo, che può conseguire è al massimo nello sguardo di qualche escursionista ammirato che incontrate al rifugio.
Vi rendete conto che non c'è altro? L'alpinismo vero è un intimo modo di essere, non un video, un concorso fotografico o un premio da palcoscenico.
Picchi Magellanici mentre ammirano il Fitz Roy. Sasha Silva
E' il bavero della giaccavento inumidito dal fiatone, è la paura da controllare, è la voglia che finisca, è l'impazienza prima di una salita, è la prova che funzionate a meraviglia, è la voglia di starsene fuori dalla mischia. E non so che altro, ma nulla ha a che fare con i social network, con i soldi (anche se purtroppo ci vogliono, ma meno di quello che si pensa) e con le platee di idioti: le più facili da trovare e accontentare.
Sono contento che l'alpinismo non sia mai cambiato. Che contraddizione penserete. E invece no, perché alpinismo è quella cosa antica che muove l'essere moderno e civilizzato, quindi annoiato, alla ricerca delle proprie origini. Facendogli cercare la paura e la fatica come quando doveva sopravvivere braccato dagli animali feroci.
Riuscirne vivi è il vero successo e tenere per sè quanto provato è il regalo che dura per sempre.
Negli anni '80 Luigi Mario scriveva e diceva provocatoriamente che l'alpinismo era morto, perché quello che stava diventando era troppo diverso e staccato dai tempi precedenti.
Gli si scagliarono contro tutti, perfino i sapientoni del CAI (che di alpinismo non hanno mai capito granché...), ma nessuno aveva capito che in quella "morte" era contenuta l'essenza che stava svanendo per sacrificarsi alla spettacolarizzazione, alla codificazione e alla piattezza che, permettetemelo, nessun alpinista vero apprezzerebbe.
L'alpinismo è quella cosa che resta dentro di noi e tutti gli sforzi di chi lo vorrebbe proponibile ai giochi olimpici (è solo un esempio) mi auguro restino vani per sempre.

Nuvole ardenti vanno alla deriva nel cielo silenzioso, azzurro fino ai remoti orizzonti. Nelle basse valli si addensano umidi bozzoli di nebbia autunnale, che il sole stenta ormai a dissolvere...  W.Bonatti (I giorni grandi)