martedì 15 luglio 2025

TREKKING DELLE DOLOMITI ORIENTALI, a piedi su ottimi sentieri tra grandi montagne lungo il fronte della Grande Guerra. 4-7 Settembre 2025. 480€/pers. min. 6 pers.

 DOLOMITI ORIENTALI        (completo)

 

Fraz. Corte (BL) e monte Civetta

Trek tra Col di Lana, Fanes e Tofane 

 

Sempre su ottimi sentieri e con dislivelli poco impegnativi, questo itinerario tra le Dolomiti più celebrate è una "chicca" che in pochi giorni porta l'escursionista in un mondo ricco di spunti estetici e storici. Ci si muove  tra maestose cime che fino a un secolo fa rappresentavano il confine tra L'Italia e l'Austria, dove venne assurdamente combattuta la Grande Guerra '15-'18. Non è raro ritrovarsi a camminare dentro a una diroccata trincea mentre sfilano lì davanti alcune delle più belle montagne del pianeta.

L'elevato grado di comfort dei rifugi dove si cena e pernotta fa sì che questo viaggio a piedi sia affrontabile anche da chi non è ancora abituato a certe "scomodità" che la vita da trekker a volte propone.

 

Tofana di Rozes

PROGRAMMA GIORNALIERO
possono esservi variazioni per cause meteo e/o logistiche.

-G1. ore 12 ritrovo e partenza da Corte (Livinallongo, BL) a piedi. Corte 1601m. è una soleggiata frazione di Livinallongo che si trova tra Arabba e il Passo Falzarego. Qui si può lasciare l'auto ed è dove abitiamo.

Risalendo le pendici del Monte Sief-Col di Lana ci si porta sul versante che si affaccia sulla conca di Cortina e attraverso il  Passo Sief 2462m. si arriva all'accogliente Rif. Valparola 2165m., posto sul passo omonimo nei pressi di un laghetto verde con vedute di Val Badia, Lagazuoi e Conturines. 1/2 pensione in rifugio. Possibilità di pernottamento per chi arriva la sera precedente, chiedere info.

-G2. Lasciato il rifugio si costeggiano le pareti del Lagazuoi e si risale brevemente alla Forcelletta Salares 2750m. che immette nell'Alpe di Lagazuoi. L'attraversiamo tutta camminando su un sentiero che si snoda tra laghetti verdi e azzurri, morbidi tappeti di fiori e resti bellici al cospetto dell'impressionante bastionata rocciosa verticale delle Cime di Fanis-Scotoni dove non è raro avvistare scalatori che le risalgono. Risalita la Forc. del Lago 2486m. si digrada dolcemente verso l'Alpe di Fanes fino al suo termine, dove troviamo i rifugi di Fanes e La Varella a 2050m. 1/2 pens. in rifugio.

 

-G3. Dal rifugio ci viene offerta la possibilità di salire una facile cima, il Col Becchei di Sopra 2794m nella giornata fisicamente più impegnativa del trek. Chi non se la sentisse può fermarsi sotto la cima e riposarsi presso una vecchia postazione d'artiglieria austroungarica recentemente ristrutturata. Dalla cima si riscende alla postazione e si prosegue in discesa lungo il Vallone di Antruiles fino quasi a Pian de Loa ca. 1400m. e poi a Malga Ra Stua 1695m. dove si pernotta.

-G4.Dal rifugio scendiamo fino all'imbocco della pittoresca Val di Fanes dal versante ampezzano che risaliamo fino alla Malga Fanes 2106m. da dove percorrendo prati solcati da ruscelli blu superiamo il Col de Locia 2069m. per discendere alla Capanna Alpina 1630m. dove l'itinerario ha termine. Per raggiungere nuovamente Corte ci si può organizzare lasciando preventivamente una macchina sul posto. Fine dei servizi.

bagni comuni rif. Fanes

 

-Chi desiderasse la stanza singola (secondo disponibilità) può farne richiesta pagando il relativo sovraprezzo all'atto dell'iscrizione.

-Le ore di cammino giornaliere variano dalle 4 alle 7 ma dipendono dalla velocità del gruppo. Non trattandosi di una gara si andrà alla velocità del più lento. 

-Itinerario adatto a normali escursionisti con allenamento medio ma con un minimo di esperienza di escursioni su sentieri erbosi e/o sassosi.

-Lo zaino dovrà avere capacità minima di 30 litri. Nei rifugi ci sono normali letti con lenzuola. Le sistemazioni sono in camere doppie, triple, quadruple.

-Il peso dello zaino varia in funzione di quello che ci si mette dentro, l'indispensabile (consigliato) è il seguente:

Zaino 30/40 Lt

Scarpe trekking collaudate

1 Pantalone lungo e 1 pantalone corto

1 pile e una felpa

Giacca a vento e berretto

Cappellino, crema e occhiali da sole

Qualche ricambio (mutande, t-shirt, calze)

Spazzolino da denti e dentifricio piccolo

Asciugamano in microfibra (pesa poco)

Sacco lenzuolo (in alcuni rif. si pernotta in camerata)

 

 

Costo a persona 480 euro, gruppo minimo 6 persone

La quota comprende: Guida AMM e sue spese, tre pernottamenti in rifugio con trattamento di 1/2 pensione.

Per i pranzi al sacco si possono acquistare viveri nei rifugi prima di ripartire. Provvedere autonomamente al pranzo del primo giorno. 

Nei rifugi sono escluse le bevande e ogni altro extra non compreso nella 1/2 pensione.


ISCRIZIONI E INFORMAZIONI: Marta Trucco (Collegio Guide Alpine Liguria) 335.5750200

ATTIVITA' ORGANIZZATE ASSIEME A MARTA TRUCCO (Guida di Media Montagna AMM iscritta al Collegio delle Guide Alpine della Liguria). Per tutte le altre partenze e/o attività consultate la colonna qui a destra alla voce: Best of 2025.

Ciao!

Innanzitutto grazie per aver dimostrato interesse ai miei viaggi a piedi.

 

Questa è una delle mie proposte escursionistiche per il 2025. Qui trovate le altre. Sono tutte adatte a camminatori con un normale allenamento fisico- in Nepal serve anche una buona capacità di adattamento alla scomodità. 
Però si cammina! 

I posti sono limitati per cui, se interessati, fatevi vivi e vi do istruzioni per iscrivervi.

 

Se invece trovate le date incompatibili con la vostra vita, ma siete già un gruppetto, potete contattarci e ne cerchiamo insieme delle altre.  

 

mercoledì 18 giugno 2025

Hiking & Yoga sotto gli ulivi 3-5 Ottobre 2025 con Marta Trucco 340€/persona. Posti limitati.


 PROGRAMMA GIORNALIERO INDICATIVO:


Località: Calvisio Vecchia (Finale Ligure, SV)

-3 ottobre
h 16.00 Welcome Tea

h 16.30-18.00 Hata Raja Vinyasa Krama - pratica per tutti i livelli che comprende Pranayama, Meditazione, Mantra e Asana

h. 19.30 cena km 0

-4 ottobre

h. 7.30-8.30 Pranayama e Yoga del Risveglio - pratica dolce per la presa di consapevolezza del corpo e del respiro

h. 9.00 Colazione

h. 10.00 Gita con partenza a piedi da casa alla scoperta della Pietra di Finale, il libro a cielo aperto che racconta la Storia dell'evoluzione della Terra e dell'Uomo


h. 16.30-18.00 Himalayan Yoga e Yoga Nidra, pratica dolce e meditazione profonda

h. 19.30 Cena km 0

-5 ottobre

h  7.30-8.30 Pranayama e Yoga del Risveglio

h. 9.00 Colazione 

h. 10.30 Gita a piedi per borghi e castelli medievali, chiese millenarie, castri romani cripte e grotte

h 16.00 liberi tutti

Costo 340 euro (sono esclusi i pranzi al sacco e il viaggio da e per Calvisio)

Il ricavato andrà all'Associazione di Promozione Sociale Colibrì per sostenere i suoi progetti di Cooperazione


MARTA TRUCCOAccompagnatore Media MontagnaYoga Alliance Registered Teacher.

Info e Iscrizioni: martatrucco@yahoo.it -  +39.3355750200 whatsapp e tel.

domenica 11 maggio 2025

TREPINDANGA, ritorna la mostra fotografica sulle situazioni mobili. Foto di viaggio a FINALE FOR NEPAL dal 16 al 19 Maggio 2025

 


Dopo un esito oltre le aspettative presso la galleria Photofactory Art di Genova lo scorso maggio 2023 e presso il suggestivo Castello di Andraz nelle Dolomiti nel Luglio 2024 ritorna la mostra fotografica di Marcello Cominetti: TREPINDANGA questa volta allestita nella cornice molto particolare di Sala Gallesio a Finale Ligure Marina in occasione della manifestazione FINALE FOR NEPAL, presentando infatti numerose immagini scattate nel paese himalayano.

Il connubio inscindibile immagine-didascalia porta l’osservatore dentro la fotografia stessa e l’autore non nega di essere stato ispirato in questa composizione dall’alpinista e fotografo, nonché suo mentore Alessandro Gogna e dai primi cataloghi Patagonia. Parliamo di fine anni ’70.

Le didascalie sono dei piccoli racconti in cui si va molto oltre quello che si vede nella fotografia, tanto da giustificarne il sottotitolo: Le montagne sono solo lo sfondo. Infatti nella giornata inaugurale l’autore parla di viaggi, alpinismo e avventura ma soprattutto di fotografia, intesa come mezzo espressivo moderno al pari della pittura o della musica.

Ogni esperienza proposta nelle immagini e nelle parole non si ferma alla sola eventuale spettacolarità ma vuole andare a fondo in quella che è stata la situazione di ripresa, la tecnica usata, il tipo di pellicola, di macchina fotografica (dalla diapositiva, al negativo e al digitale) e obiettivo, per fare capire all’osservatore che fotografare è una moltitudine di situazioni che possibilmente devono coincidere secondo il volere del fotografo e non il possedere un’attrezzatura ultimo modello, come erroneamente in molti oggi credono. 

L’autore definisce il suo fotografare come un "frettoloso reportage” perché sempre impegnato a proseguire oltre, in un trekking, una scalata, un viaggio in bici o in canoa, dalle Dolomiti alla Patagonia e dall’Himalaya alla Provenza.




T R E P I N D A N G A. Le montagne sono solo lo sfondo/Situazioni mobili.
di Marcello Cominetti

In slang lunfardo-argentino si definisce trepindanga un breve tratto di rocce da superare lungo un sentiero. La trepindanga prevede anche l’uso delle mani ed è un ostacolo da superare se si vuole andare avanti. A volte fa paura. Se si affronta un’avventura si incontrerà anche la trepindanga perché non tutto sarà prevedibile come certi vorrebbero. Non c’è avventura se qualcosa non va storta e la trepindanga altro non è che la metafora degli ostacoli che la vita ci presenta anche quando non vaghiamo per passione (per me anche per professione) tra i monti.


INCONTRO con L'AUTORE/INAUGURAZIONE MOSTRA Venerdì 16 Maggio ore 18.00.


Sala Gallesio, Via T. Pertica 24 Finale Ligure Marina (SV)

Ingresso libero fino a esaurimento posti.

Guarda la presentazione al Castello di Andraz.

lunedì 10 marzo 2025

LE GITE SCIALPINISTICHE "PROIBITE" A FANES 19-21 APR.'25


 L'area di Fanes è probabilmente uno dei paradisi dello scialpinismo dolomitico. Infatti, facendo base al rifugio omonimo o al suo vicino La Varella, si accede a un grande numero di gite di ogni livello, dal principiante allo scialpinista estremo.
Ci sono alcune cime che per le loro caratteristiche morfologiche e geologiche possono essere salite con gli sci e i ramponi soltanto in Primavera avanzata, ovvero quando le condizioni del manto nevoso offrono garanzie di sicurezza introvabili durante i mesi più freddi. Le ho definite come "proibite" perché si riescono a salire, con relativa sicurezza, per pochi giorni l'anno.


Cime di Campestrin, Piz Taibon, Cima Fanis Nord, Cime di Furcia Rossa II e III e Vallon Bianco, ad esempio, rientrano tra queste e sono interessate da questa mia proposta.


Inutile dirlo che bisogna essere scialpinisti di ottimo livello e muniti di ottima attrezzatura (che comprenda casco, ramponi e piccozza leggeri).

Cime di Furcia Rossa II e III.


Mostro qui le foto della vecchia guida scialpinistica SCIALPINISMO nel Regno di Dolasilla, CONTURINES FANIS di Pianetti, Pomarici e Di Benedetto (con cui ho a lungo girato in sci) ed. Ghedina, Cortina 1976, perché per me restano uniche nella loro atmosfera e chiarezza nel modo di proporsi.


Ovviamente a seconda delle condizioni nivo-meteo del momento potranno essere salite le cime proposte.


Se quest'anno volete trascorrere una Pasqua speciale, prendete in considerazione questa proposta!

Cima di Campestrin Nord



Prezzi: 900€/persona con 2 persone. 1800€ con 1 persona. (La quota comprende solo la prestazione della guida. Restano a carico del cliente le spese di rifugio individuali, anche per la guida)

mercoledì 8 gennaio 2025

ICE CLIMBING in DOLOMITI

 La momentanea (speriamo) scarsità di neve favorisce gli avvicinamenti alle cascate ghiacciate che si sono formate numerose tra Alta Val Cordevole, Val Badia e Val Gardena.

Sas Dlacia


La "riapertura" misteriosa dei Serrai di Sottoguda, si aggiunge al muro del Sas Dlacia offrendo due siti di eccezionale bellezza e qualità anche a chi vuole soltanto provare a scalare sul ghiaccio verticale.

Una mezza giornata di prova costa in 2 persone 100€ a testa, inclusa tutta l'attrezzatura, esclusi gli scarponi. L'esperienza può essere provata da chiunque manifesti curiosità per questa attività che conta sempre più appassionati. Non servono doti atletiche particolari ma solo entusiasmo, spirito di adattamento e un buon abbigliamento per tenere lontano il freddo. Anche quello da sci va bene per la prima volta.



Adrenalina, Livinallongo



PER TUTTE LE ALTRE ATTIVITà SU GHIACCIO CLICCA QUI

 



lunedì 23 dicembre 2024

LA Fotografia!


Contadino siciliano indica a un ufficiale americano la direzione presa
dai tedeschi, vicino Troina, Italia, agosto 1943 -
 © Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Photos



Nonostante il contadino siciliano abbia le gambe semi-flesse e stia un poco ingobbito per puntare meglio la direzione che vuole indicare, ve lo immaginate il soldato americano, quando si alzerà in piedi, quanto doveva essere alto? Il suo elmetto ha un diametro pari alla larghezza delle spalle del contadino. Molto probabilmente il soldato parlava italiano perché era di suddetta origine. E' una mia supposizione, ma sono abbastanza certo che fosse così. Dall'uniforme non sembra un ufficiale, come spesso descritto, perché sulla sua camicia non ci sono mostrine che lo certifichino. Per questo credo fosse semplicemente un soldato che conosceva l'italiano, o addirittura un dialetto siculo, chissà. Magari era nipote di immigrati e i suoi nonni si esprimevano in quell'idioma. Quindi, a parlare col contadino locale, ci hanno mandato lui.
Questa foto di Capa racchiude in sè quello che possiamo definire tranquillamente come IL reportage: riportare a casa qualcosa da mostrare, possibilmente il più fedele alla situazione reale. Meglio se migliore. Ma questo lo si scopre sempre dopo.

Non raffigura occhi spalancati come fanno molte foto famose, spesso costruite, che sono anche di moda e che impressionano facilmente il cosiddetto uomo della strada. Non ha una luce particolare, perché il fotografo non poteva di certo aspettare che il sole di luglio fosse più basso sull'orizzonte contando su ombre migliori. Dobbiamo tenere in conto che con la pellicola di allora ci si doveva accontentare e bisognava avere un gran manico se si voleva ottenere un risultato decente. Tecnicamente è una foto normale. La composizione dell'immagine, con i soggetti su un lato per dare senso e spazio al fatto che l'attenzione sia diretta nella direzione del bastone (che non è tutto compreso nell'inquadratura), è quella che un mestierante come Capa aveva nell'istinto e non aveva di certo bisogno di pensare troppo prima di scattare. Il pastore siculo, poi, ha un'aria paterna verso il ragazzone in divisa. Gli tiene una mano sulla schiena, come per farlo avvicinare meglio a ciò che dovrebbe vedere, ma ha anche un atteggiamento protettivo come verso un figlio. Aspetto, quello del contatto fisico come gesto d'affetto, molto sentito al sud. Ancor più se parliamo di 80 anni fa!


C
Ritrattismo
ome diceva il suo collega e amico Henri Cartier-Bresson: in un attimo si trovarono allineati perfettamente cuore, occhio e piano pellicola. Come dargli torto.
E poi è bello scoprire la storia che c'è dietro a una foto come questa.
Con varie informazioni trovate quà e là cerco di raccontarvela, dopo una sintetica premessa.



Sono appassionato di fotografia. Per un periodo c'ho pure campato. Intendiamoci, non sono di quelli che fotografano compulsivamente con lo smartphone, anche se ogni tanto lo uso. Spendo tempo a conoscere procedimenti analogici e digitali per le immagini e mi leggo un bel po' di libri su fotografi vagabondi. Quelli che preferisco. Così, per passione. Ho già parlato di fotografia nel mio sito: qui.
Robert Capa era uno di questi. E' l'autore di questo scatto, eseguito durante lo sbarco in Sicilia degli Alleati. Dimenticavo, anch'io scatto foto.
Isabel Cominetti ©Dolomitemountains.

Dopo un lungo apprendistato con la pellicola mi sono convertito al digitale ma con molto poca convinzione, tanto che la pellicola la uso ancora e così fa anche mia figlia Isabel che sono contento abbia ereditato da suo padre questa bella passione. 




Endre Friedmann, il fotografo, il suo nome di battesimo: ebreo ungherese naturalizzato americano, nato il 22 ottobre 1913 a Budapest e costretto a lasciare a 17 anni l’Ungheria, a causa delle sue simpatie socialiste.
Endre Friedmann/Robert Capa 1954
©Hulton-Getty

Nel 1931 Endre arriva a Berlino dove si fa strada alla storica agenzia Dephot, che l’anno seguente lo invia a Copenaghen a una conferenza di Lev Trotsky. L’accesso è vietato ai fotografi ma Endre riesce a entrare e a scattare, grazie alla piccola Leica che tiene in tasca: le foto finiscono in prima pagina. Con l’ascesa del nazismo in Germania, alla fine del 1933 Endre si sposta a Parigi, la città del suo destino. Qui conosce Henri Cartier-Bresson e David "Chim" Seymour, con i quali fonderà nel 1947 l’agenzia Magnum Photos, e Gerda Taro, sua compagna di vita e di fotografia, assieme alla quale creerà nel 1936 il personaggio "mitologico" di Robert Capa, narratore della Storia, quella con la S maiuscola. Quella che gli porterà via proprio Gerda, un anno dopo mentre insieme testimoniavano in Spagna, la guerra civile.

In Sicilia Capa si fece paracadutare il giorno prima dello sbarco alleato, la sera del 9 luglio 1943, partendo da una base aerea di Tunisi, raggiungendo un’area dell’entroterra deserta e rimanendo appeso a un albero per un’intera notte. La mattina dopo fu aiutato a scendere da tre paracadutisti che erano con lui.
A sin. Robert Capa prima di un lancio Olanda 1945.
©Hulton-Getty

Il gruppo raggiunse poi una fattoria, dove fu accolto da un “un anziano contadino siciliano in lunga camicia da notte” che li ospitò per tre giorni, fino a quando non arrivarono i soldati della 1^ divisione. Infatti sulla camicia del soldato nella foto si vede il numero 1. Capa si unì a loro ma non avendo alcun accredito giornalistico (era stato licenziato dalla rivista Collier) stava per essere rispedito a New York. Soltanto l’amicizia personale con il gen. Theodore Roosevelt jr., figlio di Theodore Roosevelt, 26° presidente degli Stati Uniti d’America, e comandante in seconda della 1^ divisione americana del gen. Allen, gli consentì di restare nell’isola e muoversi liberamente al seguito dell’esercito. In questa situazione di precarietà Capa restò per quasi un mese. Poi, nei primi giorni di agosto, dopo avere fotografato la violenta battaglia di Troina, ricevette il telegramma di assunzione da parte della rivista Life che, di fatto, gli permetterà di muoversi e agire su tutti i fronti.
L'ultima foto di Capa in vita 
Maggio 1954 Vietnam ©Michel Descamps


Così Capa ha ricordato nel suo libro di memorie “Slightly out of focus” (Leggermente fuori fuoco) quel momento: “Ci eravamo distesi per terra nella piccola piazza del paese, di fronte alla chiesa, stanchi e disgustati. Pensavo che non avesse alcun senso questo combattere, morire e fare foto. Poi arrivò il generale Theodore Roosevelt Jr., sempre presente dove la battaglia era più dura, si avvicinò e puntando il suo bastone verso di me disse: Capa al quartier generale di divisione c’è un messaggio per te. Dice che sei stato assunto da Life”.


Ma torniamo alla foto con dettagli curiosi.

Robert Capa l’ha scattata a Sperlinga o a Troina quella foto di quasi 80 anni fa che ritrae l’anziano piccolo contadino incurvato dal duro lavoro dei campi con il lungo bastone in mano che dà delle indicazioni allo stangone soldato americano piegato sulle gambe? Forse stava indicando la strada imboccata dai soldati tedeschi in fuga? Ci sono due risposte a quella domanda. Risposte che, com’è naturale, si escludono a vicenda.
Capa era un pessimo guidatore ©Hulton-Getty 1944

Quel geniale e coraggioso reporter di guerra non ci ha lasciato alcuna indicazione che ci consenta di avere, a distanza di 77 anni, una risposta univoca tale da dissipare ogni dubbio. Non c’è da meravigliarsi, se in ognuna delle due risposte si rintraccino componenti campanilistiche. Va da se che i troinesi sono sicuri che quella foto fu fatta a Troina subito dopo quei 5 giorni di bombardamenti da parte delle forze alleate angloamericane sul paese. Furono cinque giorni, dal 31 luglio al 5 agosto del 1943, che ai troinesi di allora sembrava che non finissero mai. Ma altrettanta sicurezza mostrano gli sperlinghesi nel sostenere che quella foto Capa l’ha fatta nelle campagne del loro paese. Lo sfondo della foto evoca la contrada Caucirì, che si trova nelle campagne di Troina. In quel contadino che compare nella foto molti ritengono di riconoscere Giovanni Maccarrone, che allora aveva l’età di 59 anni. Si racconta che qualche giorno dopo Giovanni Maccarrone fu ucciso da un colpo di fucile sparato da un soldato tedesco, che l’aveva visto mentre dava indicazioni agli americani. Fu un gesto di vendetta.
"La piccola volpe rossa" Gerda Taro
©Fred Stein


 Non sono assolutamente convinti di questa spiegazione gli sperlinghesi. Per loro, il contadino ritratto in quella foto è lo sperlinghese Francesco Coltiletti, che morì nel 1950 all’età di 64 anni di morte naturale. Nel libro “I Siciliani” di Gaetano Savatteri si può leggere la testimonianza di Santa Coltiletti, la figlia di Francesco Coltiletti. Santa allora era una giovinetta di 16 anni. La foto fu scattata da Capa in contrada Ponte Capostrà, che si trova nella campagne di Sperlinga. Santa Coltiletti racconta che in contrada Ponte Capostrà il soldato americano incontrò suo padre che stava portando le capre all’abbeveratoio. Come molte famiglie di Sperlinga anche quella di Santa si era rifugiata in un casolare di campagna per non finire sotto le bombe lanciate dagli aerei sul paese. Il soldato americano chiese delle informazioni a Francesco Coltiletti. Non deve essere stata molto facile la comunicazione tra il contadino siciliano (troinese o sperlinghese che sia, di sicuro era siciliano) e il soldato americano. C’è da domandarsi in quale lingua si parlassero ma la mia teoria l'ho già espressa all'inizio. Capa non era solo un ottimo fotografo, che si limitava a ritrarre scene e paesaggi solo per il gusto estetico. Era molto attento anche ai messaggi che, in forma scoperta o subliminale, voleva trasmettere. Anche se tecnicamente è stata un’invasione, lo sbarco in Sicilia il 10 luglio del 1943 degli eserciti angloamericani, il messaggio che doveva essere trasmesso all’opinione pubblica americana e naturalmente ai siciliani, e agli italiani ancora sotto il giogo del regime fascista ormai in disfacimento, era quello di accreditarla come una liberazione a lungo attesa dai siciliani, che fraternizzavano con i soldati americani. Poco importa la location precisa in cui la foto venne scattata. 
Sono l'immagine e il messaggio che sa trasmettere che non si dimenticano.


Capa indossò lo sfolgorante costume del matador senza mai scendere nell'arena per uccidere; grande giocatore, combatteva per se stesso e per gli altri in un turbine. Il destino ha voluto che venisse abbattuto al culmine della gloria.
Henry Cartier-Bresson


Robert Capa (Endre Friedmann) 22 Ottobre 1913 - Thai Binh 25 Maggio 1954.




Fonti consultate
-A. Kershaw, Robert Capa, ed. Rizzoli
-
Robert Capa, Slightly out of focus, ed. Contrasto
-Museo della Fotografia di Robert Capa Via Conte Ruggero, 194018 Troina (EN) 
-AVVENIRE, articolo di  lunedì 16 settembre 2024


giovedì 26 settembre 2024

UNA RAGAZZA DI MONTAGNA, recensione del libro scritto da Deborah Compagnoni (Ed. Rizzoli).

Semplici racconti scritti col cuore per farci ricordare quanto sia importante vivere secondo natura anche ai giorni nostri, quelli della civiltà dei consumi.
Deborah non ha bisogno di presentazioni, perché tutti ne conoscono le gesta sportive ormai leggendarie, e parlando spesso con lei le ho sempre detto di apprezzare il fatto di avere avuto una vita montanara, con il papà guida alpina e maestro di sci e una mamma albergatrice che le hanno insegnato, oltre allo sci quando aveva tre anni, anche a stare al suo posto con consapevolezza, nel paesino dov'è cresciuta: Santa Caterina Valfurva.
Questo ha significato vivere al ritmo delle stagioni in armonia con la natura, che ti insegna a riconoscere gli animali, le piante e le rocce, la neve, i pericoli, e con la sua base sconnessa, a stare sempre in equilibrio. 

Certo, non tutti hanno la fortuna di nascere in una valle alpina dove la natura è lì fuori dalla porta, ma questi racconti di vita vissuta, fanno capire quanto sia importante e semplice non ricercare troppe cose che possano solo complicarci l'esistenza e cercarsi con tutte le proprie energie una passione da desiderare. Come la prima giornata sugli sci, tanto sognata, perché il fratello più grande lo faceva già e lei troppo piccola, doveva aspettare che fosse il momento adatto. Le lunghe scarpinate su per i sentieri, sui ghiacciai, le notti in baita, i pasti frugali e l'amicizia, sono i protagonisti di questi racconti che nella loro leggerezza narrativa possiedono una sconfinata profondità, perché sono connessi alle nostre sensazioni più intime e fondamentali. Quelle che ci fanno sentire sereni. Ecco, quello che maggiormente trasmettono le parole di Deborah, assieme agli acquarelli che ne amplificano la portata, è un senso di serenità tutt'altro che lieve, nonostante la quasi ingenuità dei fatti descritti, c'è sempre da stupirsi di qualcosa, da pensare e da trarre insegnamento. Errori compresi, com'è giusto che sia.
Involontariamente questi racconti ci portano in una specie di paese delle meraviglie raggiunto solo apparentemente senza sforzi. Invece dietro c'è una volontà di ferro sviluppatasi crescendo lungo una vita che sempre richiede energie e capacità per essere assorbita. Sembra non esserci mai un momento trascorso senza essere vissuto o senza che abbia insegnato qualcosa da tenere da conto.
In fondo Deborah è così nella vita di tutti i giorni ancora oggi, che è madre di 3 figli e appassionata di montagna a tutto campo. Non c'è giornata, al netto dei suoi impegni vari, che non parta per una camminata, una sciata o una scalata con l'entusiasmo che il fare fatica richiede a chiunque e che regala a chi lo sa cogliere la pienezza di una vita intensa e gustosa.
Ph. -gettyimages-



Oggi Deborah Compagnoni è impegnata nel sociale aiutata dalla sua popolarità che le permette di catalizzare attorno a sè energie positive per sostenere, tramite la sua Organizzazione di Volontariato Sciare per la Vita (da cui è nata in seguito Camminare per la Vita www.sciareperlavita.it), diversi progetti di ricerca scientifica e assistenza ospedaliera in campo pedriatico.
Il messaggio che il libro trasmette è dell'importanza dello sport e di una vita il più possibile a contatto con la natura per i giovani, ma si propone come manuale educativo anche per i genitori.
Considerando che Deborah non ama stare sotto ai riflettori e conduce una vita di basso profilo, questo libro le calza a pennello, perché il racconto della sua vita si ferma quando entra a fare parte della Squadra Nazionale di Sci Alpino, lasciando a bocca asciutta chi si aspettava discese vertiginose e lotte per  podio e medaglie. Quella è un'altra storia.


Nota
Ho cercato di scrivere due righe sul nuovo libro di Deborah con il massimo distacco emotivo, come avrebbe fatto e probabilmente meglio di me, un classico critico editoriale, ma la verità è stata che, dopo averlo letto prima ancora che uscisse, mi sono decisamente commosso. Sarà che conosco Deborah  e quindi mentre leggevo ero coinvolto più del normale, ma in molti fatti mi sono rivisto anch'io da piccolo e istintivamente ho sentito che anch'io mi sarei comportato nello stesso modo trovandomi in certe circostanze. Lo spirito ribelle, una certa insofferenza verso il sistema e la curiosità di non fermarsi all'esteriorità delle cose, anche a costo di clamorose facciate, fanno parte anche del mio modo di essere, e trovare certe corrispondenze in questo libro mi ha decisamente emozionato. Il tutto nonostante in molte occasioni ci sia capitato di parlarne o di comportarci in quei modi assieme ai nostri compagni di gita, ma leggerlo in un libro che finirà nelle mani di moltissime persone, mi ha toccato nel profondo ancora di più. E lo scrivo qui, nella nota, perché questo è il mio sito e ci scrivo quello che mi pare.
Confido sul fatto che solitamente il lettore superficiale non legge le note e che da divoratore seriale di libri di montagna, considero questo "Una Ragazza di Montagna" un libro che ogni alpinista, sciatore, escursionista e avventuriero in genere, dovrebbe leggere. Si tratta di una base di partenza per dirigersi poi verso le altitudini della crosta terrestre a vario titolo, così come per vivere anche la dimensione orizzontale dell'esistenza.

 

domenica 7 luglio 2024

ESTATE 2024

 Sono molte le proposte estive per alpinisti, arrampicatori sportivi, escursionisti e praticanti di vie ferrate, che trovate nella colonna qui a destra, ma sappiate che potrete richiedere l'accompagnamento da parte di una guida alpina anche per una singola giornata nelle Dolomiti.


Marcello Cominetti, guida alpina, tel e whatsapp +39.3277105289 info@marcellocominetti.com 

Jean Luis Trintignant nel film: IL SORPASSO (1962)
con alle spalle foto del Cerro Torre in Patagonia.





lunedì 1 aprile 2024

L'ISTANTE ZERO

Foto Birgid Mander

 Al di là del bene fisico che fa camminare su un sentiero di montagna, ho sempre riscontrato che, mentre si è immersi nello sforzo monotono del mettere un piede davanti all’altro, arrivano, come se lo avessimo pensato in anticipo, pensieri positivi e idee.

Lo stesso accade durante le gite sci alpinistiche, dove lo sforzo e il movimento durante l’ascesa, non si discostano molto da quello che si fa quando si cammina.
Sono entrambe attività che mi succede di svolgere piuttosto spesso, per il mio lavoro di guida alpina o per il mio piacere personale. Non importa quanto questo tipo di attività duri in termini di tempo, ma importa che la partenza sia voluta anche quando la pigrizia suggerirebbe di stendersi sul divano, attività che considero remunerativa al recupero, solo se ci si è stancati prima. Altrimenti la sera avremo un senso di inutilità del vivere che però non è ciò di cui vorrei parlare ora.

Foto Michele Barbiero

I pensieri che si materializzano nella nostra mente mentre camminiamo possono essere di vario tipo, ma ultimamente ce n’è uno che mi ricorre in testa da molte gite, quindi voglio scriverne perché non si sa mai che magari non venga più a visitarmi piacevolmente la mente. In verità si tratta di pensamenti che ho da decenni, ovvero da quando mio figlio maggiore Tommaso aveva pochi mesi di vita e con sua madre eravamo nella costante ricerca confusa di qualcosa che lo facesse stare bene. Siccome a noi giovani genitori piaceva stare all’aria aperta, anche lui si ritrovava costretto a stare fuori con noi, convinti che fosse una buona occasione per assimilare dalla natura insegnamenti che di molto oltrepassano il semplice, ma indispensabile, respirare aria buona.

Tommaso aveva meno di un anno ma camminava già o comunque si arrangiava a gattonare laddove l’irregolarità del terreno non gli garantiva sufficiente equilibrio. Tra gattonaggio e camminata in posizione eretta o quasi, riusciva a spingersi anche su facili roccette, cespugli, greti di ruscelli e montagnette erbose, grazie al fatto che la nostra sorveglianza non era poi così stretta.

Mia figlia Isabel










Gli piaceva essere lanciato in aria o sul letto da distanze sempre maggiori, cosa che divertiva anche me, ma un giorno si ruppe un braccio cadendo malamente tra dei cuscini. Glielo ingessarono e non ne fu per nulla felice, tanto che nessuno poteva toccargli il gesso, pena l’essere preso a urla di disprezzo.

Con mio figlio Tommaso

Mentre lancio in aria mio figlio
Foto Elisabetta Marinaro

I lanci per aria, però, continuavano, perché ci piacevano e ci facevano fare grandi risate.
Realizzai che durante il lancio per aria del bambino, come di qualsiasi altro oggetto, c’è un istante in cui il corpo si ferma nell’aria prima di iniziare a precipitare nuovamente verso il basso. E’ un momento che dura una frazione di secondo, ma si può considerare, pur nella sua brevità, come un momento in cui si è immobili nell’aria. Situazione particolare in cui anche i fluidi del corpo, sensazioni comprese, hanno un cambio netto di direzione o un arresto come di riflessione.

Franz Salvaterra lancia sua figlia Lisa. Foto Chiara Stenghel

Me ne accorsi perché captai negli occhi di mio figlio come un lampo di meraviglia misto a stupore e saggezza. Quando lo riafferrai sotto le ascelle eravamo felici come sempre, ma notai che qualcosa era successa.
Vedere il mondo da lassù di quell’istante immobile ha sicuramente avuto un suo effetto che a me è sembrato di universale assorbimento di tutto ciò che ci stava attorno, compreso il senso di sicurezza infuso in mio figlio dalle mie mani che lo riafferravano prima che si schiantasse a terra.

Ho sempre giocato in questo modo con i miei figli perché sono sempre stato certo di riprenderli al volo anche se avrei potuto sbagliare. Sono stato conscio di entrambe le situazioni ma evidentemente la prima ha sempre prevalso sulla seconda, altrimenti avrei evitato.

Penso anche che una manovra simile possa trasmettere in un bambino piccolo una sicurezza interiore che dal genitore transita come per osmosi ai propri figli. Certi genitori non farebbero mai un gioco simile per paura che il pargolo caschi a terra facendosi male, ma questa è un ipotesi che non mi ha mai sfiorato. Non suggerisco a nessuno di farlo se già non gli era venuto in mente naturalmente.

Alessandro Gogna lancia sua figlia Petra. Foto Bibiana Ferrari

D’altronde nella vita quante volte capita di dover prendere decisioni che possono avere anche conseguenze estremamente negative? Si tratta della vita stessa e del fatto che nulla arriva gratis, bisogna sempre mettersi in gioco se si vuole ottenere qualcosa a cui si tiene.

Mi sembra che i ragazzi che da piccoli sono stati lanciati in aria dai genitori abbiano qualcosa che li distingue dagli altri. Non lo noto solo nei miei figli ma anche negli altri che hanno oppure no, subìto simili trattamenti.

Non potevano opporsi di certo, ma penso che sia stato bene così.
Anche mio padre mi lanciava in aria da piccolo. Forse sono caduto.