TREPINDANGA
storie e immagini
Le montagne sono solo lo sfondo
In slang lunfardo-argentino si definisce
trepindanga un breve tratto di rocce da superare lungo un sentiero su cui si
cammina. La trepindanga prevede anche l’uso delle mani ed è un ostacolo da
superare se si vuole andare avanti. A volte fa paura. Se si affronta
un’avventura si incontrerà anche la trepindanga perché non tutto sarà
prevedibile come certi vorrebbero.
Non c’è avventura se qualcosa non va storta e la
trepindanga altro non è che la metafora degli ostacoli che la vita ci presenta
anche quando non vaghiamo per passione (per me anche per professione) tra i
monti.
Quando mi sono messo lì per selezionare le foto
per questa mostra ho visionato in circa 2 mesi quasi 18.000 diapositive con
l’intenzione di tirare fuori una serie di immagini di alpinismo: dalle Dolomiti dove vivo, a varie montagne
sparse per il mondo. Mentre rifacevo questo viaggio, perché è stato così, sono nati in me molti dubbi e addirittura ho
pensato per un momento durato qualche giorno, che non avrei fatto nessuna
mostra. Mi sono detto invece che avrei scelto quegli scatti che mi ricordavano
qualcosa di ormai perduto ma che nella mia memoria avevano lasciato un segno
profondo.
Ugualmente le foto erano tantissime ma mi imposi
di fare una selezione ferrea riducendo il numero sempre più e drasticamente. Mi
sono anche detto che tra le foto scartate probabilmente c’erano gli scatti
migliori, ma migliori per chi?
Una sera, scorrendo delle immagini di un famoso
fotografo francese nel silenzio di casa mia, ho colto le parole di un pittore
spagnolo che commentava puntigliosamente quelle fotografie. La sostanza era che
chi osserva una foto è come un voyeur che fa parte di un quadro in cui c’è lui
stesso mentre osserva la foto e quindi siamo tutti dentro quella foto che fa
parte di un quadro.
Quindi la mia scelta, vi piaccia o no, è stata
fatta grazie a questa ispirazione e anche lo sguardo del mio gatto mi ha
convinto che fosse quella la giusta via.
Le mie foto sono spesso state riprese mentre facevo il mio lavoro di guida alpina, sulle montagne anche di paesi lontani, che per essere raggiunte prevedevano il percorrere varie situazioni che con la montagna nulla avevano a che fare. Spesso lo scatto partiva dalla coda dell’occhio più che da una composizione dell’immagine ponderata. Mi piace definirle come il risultato di un frettoloso reportage.
Riportata alla vita, la Trepindanga, è un ostacolo da superare ma anche un diversivo che si alterna alla monotonia di una normale camminata.
Nelle mie foto, riguardandone molte scattate diversi anni addietro, ho trovato questa analogia attraverso le diverse situazioni che ritraggono. Quindi, dovendone fare una selezione partita da qualche migliaio di diapositive, ho cercato di scegliere, sicuramente non riuscendovi al cento per cento, quelle che mi riportassero a situazioni particolari nell’ambito di un viaggio, una scalata o una visita a persone e luoghi a caso. Sempre che il caso esista poi davvero.
Mi sono aiutato con delle didascalie per portare ulteriormente l’osservatore nell’atmosfera evocata da ogni immagine e per contestualizzarne la posizione nel tempo e nello spazio. Anche se sono convinto che una foto ti dica qualcosa di bene o di male con un semplice colpo d’occhio.
VI ASPETTO!
Marcello Cominetti, (Genova 1961) alpinista, viaggiatore e guida alpina di professione si appassiona alla fotografia grazie allo zio paterno Giuseppe che lo introduce al bianco e nero e alla camera oscura. Nel 1984 lascia Genova per Corvara, nelle Dolomiti, dove vive tutt'ora. La sua casa è stata lungamente il "porto" da cui progettare viaggi, trekking e spedizioni sulle montagne del mondo. Di indole analogica, non è su nessun social (a parte il suo sito internet) e dedica tutto il suo tempo alle attività nella natura, tanto per lavoro quanto per passione.
Musicista di strada, ha scritto e fotografato per:
ALP, Rivista della Montagna, Meridiani, Panorama Travel, Gran Gourmet, National Geographic, The Himalayan, Chaltén Hoy, Gognablog, Planetmountain. Freerider, Pareti.