Contadino siciliano indica a un ufficiale americano la direzione presa dai tedeschi, vicino Troina, Italia, agosto 1943 - © Robert Capa © International Center of Photography/Magnum Photos |
Questa foto di Capa racchiude in sè quello che possiamo definire tranquillamente come IL reportage: riportare a casa qualcosa da mostrare, possibilmente il più fedele alla situazione reale. Meglio se migliore. Ma questo lo si scopre sempre dopo.
Non raffigura occhi spalancati come fanno molte foto famose, spesso costruite, che sono anche di moda e che impressionano facilmente il cosiddetto uomo della strada. Non ha una luce particolare, perché il fotografo non poteva di certo aspettare che il sole di luglio fosse più basso sull'orizzonte contando su ombre migliori. Dobbiamo tenere in conto che con la pellicola di allora ci si doveva accontentare e bisognava avere un gran manico se si voleva ottenere un risultato decente. Tecnicamente è una foto normale. La composizione dell'immagine, con i soggetti su un lato per dare senso e spazio al fatto che l'attenzione sia diretta nella direzione del bastone (che non è tutto compreso nell'inquadratura), è quella che un mestierante come Capa aveva nell'istinto e non aveva di certo bisogno di pensare troppo prima di scattare. Il pastore siculo, poi, ha un'aria paterna verso il ragazzone in divisa. Gli tiene una mano sulla schiena, come per farlo avvicinare meglio a ciò che dovrebbe vedere, ma ha anche un atteggiamento protettivo come verso un figlio. Aspetto, quello del contatto fisico come gesto d'affetto, molto sentito al sud. Ancor più se parliamo di 80 anni fa!
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ome diceva il suo collega e amico Henri Cartier-Bresson: in un attimo si trovarono allineati perfettamente cuore, occhio e piano pellicola. Come dargli torto.
E poi è bello scoprire la storia che c'è dietro a una foto come questa.
Con varie informazioni trovate quà e là cerco di raccontarvela, dopo una sintetica premessa.
Sono appassionato di fotografia. Per un periodo c'ho pure campato. Intendiamoci, non sono di quelli che fotografano compulsivamente con lo smartphone, anche se ogni tanto lo uso. Spendo tempo a conoscere procedimenti analogici e digitali per le immagini e mi leggo un bel po' di libri su fotografi vagabondi. Quelli che preferisco. Così, per passione. Ho già parlato di fotografia nel mio sito: qui.
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Ritrattismo |
E poi è bello scoprire la storia che c'è dietro a una foto come questa.
Con varie informazioni trovate quà e là cerco di raccontarvela, dopo una sintetica premessa.
Sono appassionato di fotografia. Per un periodo c'ho pure campato. Intendiamoci, non sono di quelli che fotografano compulsivamente con lo smartphone, anche se ogni tanto lo uso. Spendo tempo a conoscere procedimenti analogici e digitali per le immagini e mi leggo un bel po' di libri su fotografi vagabondi. Quelli che preferisco. Così, per passione. Ho già parlato di fotografia nel mio sito: qui.
Robert Capa era uno di questi. E' l'autore di questo scatto, eseguito durante lo sbarco in Sicilia degli Alleati. Dimenticavo, anch'io scatto foto.
Dopo un lungo apprendistato con la pellicola mi sono convertito al digitale ma con molto poca convinzione, tanto che la pellicola la uso ancora e così fa anche mia figlia Isabel che sono contento abbia ereditato da suo padre questa bella passione.
Isabel Cominetti ©Dolomitemountains. |
Dopo un lungo apprendistato con la pellicola mi sono convertito al digitale ma con molto poca convinzione, tanto che la pellicola la uso ancora e così fa anche mia figlia Isabel che sono contento abbia ereditato da suo padre questa bella passione.
Endre Friedmann, il fotografo, il suo nome di battesimo: ebreo ungherese naturalizzato americano, nato il 22 ottobre 1913 a Budapest e costretto a lasciare a 17 anni l’Ungheria, a causa delle sue simpatie socialiste.
Nel 1931 Endre arriva a Berlino dove si fa strada alla storica agenzia Dephot, che l’anno seguente lo invia a Copenaghen a una conferenza di Lev Trotsky. L’accesso è vietato ai fotografi ma Endre riesce a entrare e a scattare, grazie alla piccola Leica che tiene in tasca: le foto finiscono in prima pagina. Con l’ascesa del nazismo in Germania, alla fine del 1933 Endre si sposta a Parigi, la città del suo destino. Qui conosce Henri Cartier-Bresson e David "Chim" Seymour, con i quali fonderà nel 1947 l’agenzia Magnum Photos, e Gerda Taro, sua compagna di vita e di fotografia, assieme alla quale creerà nel 1936 il personaggio "mitologico" di Robert Capa, narratore della Storia, quella con la S maiuscola. Quella che gli porterà via proprio Gerda, un anno dopo mentre insieme testimoniavano in Spagna, la guerra civile.
In Sicilia Capa si fece paracadutare il giorno prima dello sbarco alleato, la sera del 9 luglio 1943, partendo da una base aerea di Tunisi, raggiungendo un’area dell’entroterra deserta e rimanendo appeso a un albero per un’intera notte. La mattina dopo fu aiutato a scendere da tre paracadutisti che erano con lui.
Il gruppo raggiunse poi una fattoria, dove fu accolto da un “un anziano contadino siciliano in lunga camicia da notte” che li ospitò per tre giorni, fino a quando non arrivarono i soldati della 1^ divisione. Infatti sulla camicia del soldato nella foto si vede il numero 1. Capa si unì a loro ma non avendo alcun accredito giornalistico (era stato licenziato dalla rivista Collier) stava per essere rispedito a New York. Soltanto l’amicizia personale con il gen. Theodore Roosevelt jr., figlio di Theodore Roosevelt, 26° presidente degli Stati Uniti d’America, e comandante in seconda della 1^ divisione americana del gen. Allen, gli consentì di restare nell’isola e muoversi liberamente al seguito dell’esercito. In questa situazione di precarietà Capa restò per quasi un mese. Poi, nei primi giorni di agosto, dopo avere fotografato la violenta battaglia di Troina, ricevette il telegramma di assunzione da parte della rivista Life che, di fatto, gli permetterà di muoversi e agire su tutti i fronti.
Così Capa ha ricordato nel suo libro di memorie “Slightly out of focus” (Leggermente fuori fuoco) quel momento: “Ci eravamo distesi per terra nella piccola piazza del paese, di fronte alla chiesa, stanchi e disgustati. Pensavo che non avesse alcun senso questo combattere, morire e fare foto. Poi arrivò il generale Theodore Roosevelt Jr., sempre presente dove la battaglia era più dura, si avvicinò e puntando il suo bastone verso di me disse: Capa al quartier generale di divisione c’è un messaggio per te. Dice che sei stato assunto da Life”.
Robert Capa l’ha scattata a Sperlinga o a Troina quella foto di quasi 80 anni fa che ritrae l’anziano piccolo contadino incurvato dal duro lavoro dei campi con il lungo bastone in mano che dà delle indicazioni allo stangone soldato americano piegato sulle gambe? Forse stava indicando la strada imboccata dai soldati tedeschi in fuga? Ci sono due risposte a quella domanda. Risposte che, com’è naturale, si escludono a vicenda.
Quel geniale e coraggioso reporter di guerra non ci ha lasciato alcuna indicazione che ci consenta di avere, a distanza di 77 anni, una risposta univoca tale da dissipare ogni dubbio. Non c’è da meravigliarsi, se in ognuna delle due risposte si rintraccino componenti campanilistiche. Va da se che i troinesi sono sicuri che quella foto fu fatta a Troina subito dopo quei 5 giorni di bombardamenti da parte delle forze alleate angloamericane sul paese. Furono cinque giorni, dal 31 luglio al 5 agosto del 1943, che ai troinesi di allora sembrava che non finissero mai. Ma altrettanta sicurezza mostrano gli sperlinghesi nel sostenere che quella foto Capa l’ha fatta nelle campagne del loro paese. Lo sfondo della foto evoca la contrada Caucirì, che si trova nelle campagne di Troina. In quel contadino che compare nella foto molti ritengono di riconoscere Giovanni Maccarrone, che allora aveva l’età di 59 anni. Si racconta che qualche giorno dopo Giovanni Maccarrone fu ucciso da un colpo di fucile sparato da un soldato tedesco, che l’aveva visto mentre dava indicazioni agli americani. Fu un gesto di vendetta. Non sono assolutamente convinti di questa spiegazione gli sperlinghesi. Per loro, il contadino ritratto in quella foto è lo sperlinghese Francesco Coltiletti, che morì nel 1950 all’età di 64 anni di morte naturale. Nel libro “I Siciliani” di Gaetano Savatteri si può leggere la testimonianza di Santa Coltiletti, la figlia di Francesco Coltiletti. Santa allora era una giovinetta di 16 anni. La foto fu scattata da Capa in contrada Ponte Capostrà, che si trova nella campagne di Sperlinga. Santa Coltiletti racconta che in contrada Ponte Capostrà il soldato americano incontrò suo padre che stava portando le capre all’abbeveratoio. Come molte famiglie di Sperlinga anche quella di Santa si era rifugiata in un casolare di campagna per non finire sotto le bombe lanciate dagli aerei sul paese. Il soldato americano chiese delle informazioni a Francesco Coltiletti. Non deve essere stata molto facile la comunicazione tra il contadino siciliano (troinese o sperlinghese che sia, di sicuro era siciliano) e il soldato americano. C’è da domandarsi in quale lingua si parlassero ma la mia teoria l'ho già espressa all'inizio. Capa non era solo un ottimo fotografo, che si limitava a ritrarre scene e paesaggi solo per il gusto estetico. Era molto attento anche ai messaggi che, in forma scoperta o subliminale, voleva trasmettere. Anche se tecnicamente è stata un’invasione, lo sbarco in Sicilia il 10 luglio del 1943 degli eserciti angloamericani, il messaggio che doveva essere trasmesso all’opinione pubblica americana e naturalmente ai siciliani, e agli italiani ancora sotto il giogo del regime fascista ormai in disfacimento, era quello di accreditarla come una liberazione a lungo attesa dai siciliani, che fraternizzavano con i soldati americani. Poco importa la location precisa in cui la foto venne scattata.
Endre Friedmann/Robert Capa 1954 ©Hulton-Getty |
Nel 1931 Endre arriva a Berlino dove si fa strada alla storica agenzia Dephot, che l’anno seguente lo invia a Copenaghen a una conferenza di Lev Trotsky. L’accesso è vietato ai fotografi ma Endre riesce a entrare e a scattare, grazie alla piccola Leica che tiene in tasca: le foto finiscono in prima pagina. Con l’ascesa del nazismo in Germania, alla fine del 1933 Endre si sposta a Parigi, la città del suo destino. Qui conosce Henri Cartier-Bresson e David "Chim" Seymour, con i quali fonderà nel 1947 l’agenzia Magnum Photos, e Gerda Taro, sua compagna di vita e di fotografia, assieme alla quale creerà nel 1936 il personaggio "mitologico" di Robert Capa, narratore della Storia, quella con la S maiuscola. Quella che gli porterà via proprio Gerda, un anno dopo mentre insieme testimoniavano in Spagna, la guerra civile.
In Sicilia Capa si fece paracadutare il giorno prima dello sbarco alleato, la sera del 9 luglio 1943, partendo da una base aerea di Tunisi, raggiungendo un’area dell’entroterra deserta e rimanendo appeso a un albero per un’intera notte. La mattina dopo fu aiutato a scendere da tre paracadutisti che erano con lui.
A sin. Robert Capa prima di un lancio Olanda 1945. ©Hulton-Getty |
Il gruppo raggiunse poi una fattoria, dove fu accolto da un “un anziano contadino siciliano in lunga camicia da notte” che li ospitò per tre giorni, fino a quando non arrivarono i soldati della 1^ divisione. Infatti sulla camicia del soldato nella foto si vede il numero 1. Capa si unì a loro ma non avendo alcun accredito giornalistico (era stato licenziato dalla rivista Collier) stava per essere rispedito a New York. Soltanto l’amicizia personale con il gen. Theodore Roosevelt jr., figlio di Theodore Roosevelt, 26° presidente degli Stati Uniti d’America, e comandante in seconda della 1^ divisione americana del gen. Allen, gli consentì di restare nell’isola e muoversi liberamente al seguito dell’esercito. In questa situazione di precarietà Capa restò per quasi un mese. Poi, nei primi giorni di agosto, dopo avere fotografato la violenta battaglia di Troina, ricevette il telegramma di assunzione da parte della rivista Life che, di fatto, gli permetterà di muoversi e agire su tutti i fronti.
L'ultima foto di Capa in vita Maggio 1954 Vietnam ©Michel Descamps |
Così Capa ha ricordato nel suo libro di memorie “Slightly out of focus” (Leggermente fuori fuoco) quel momento: “Ci eravamo distesi per terra nella piccola piazza del paese, di fronte alla chiesa, stanchi e disgustati. Pensavo che non avesse alcun senso questo combattere, morire e fare foto. Poi arrivò il generale Theodore Roosevelt Jr., sempre presente dove la battaglia era più dura, si avvicinò e puntando il suo bastone verso di me disse: Capa al quartier generale di divisione c’è un messaggio per te. Dice che sei stato assunto da Life”.
Ma torniamo alla foto con dettagli curiosi.
Robert Capa l’ha scattata a Sperlinga o a Troina quella foto di quasi 80 anni fa che ritrae l’anziano piccolo contadino incurvato dal duro lavoro dei campi con il lungo bastone in mano che dà delle indicazioni allo stangone soldato americano piegato sulle gambe? Forse stava indicando la strada imboccata dai soldati tedeschi in fuga? Ci sono due risposte a quella domanda. Risposte che, com’è naturale, si escludono a vicenda.
Capa era un pessimo guidatore ©Hulton-Getty 1944 |
Quel geniale e coraggioso reporter di guerra non ci ha lasciato alcuna indicazione che ci consenta di avere, a distanza di 77 anni, una risposta univoca tale da dissipare ogni dubbio. Non c’è da meravigliarsi, se in ognuna delle due risposte si rintraccino componenti campanilistiche. Va da se che i troinesi sono sicuri che quella foto fu fatta a Troina subito dopo quei 5 giorni di bombardamenti da parte delle forze alleate angloamericane sul paese. Furono cinque giorni, dal 31 luglio al 5 agosto del 1943, che ai troinesi di allora sembrava che non finissero mai. Ma altrettanta sicurezza mostrano gli sperlinghesi nel sostenere che quella foto Capa l’ha fatta nelle campagne del loro paese. Lo sfondo della foto evoca la contrada Caucirì, che si trova nelle campagne di Troina. In quel contadino che compare nella foto molti ritengono di riconoscere Giovanni Maccarrone, che allora aveva l’età di 59 anni. Si racconta che qualche giorno dopo Giovanni Maccarrone fu ucciso da un colpo di fucile sparato da un soldato tedesco, che l’aveva visto mentre dava indicazioni agli americani. Fu un gesto di vendetta. Non sono assolutamente convinti di questa spiegazione gli sperlinghesi. Per loro, il contadino ritratto in quella foto è lo sperlinghese Francesco Coltiletti, che morì nel 1950 all’età di 64 anni di morte naturale. Nel libro “I Siciliani” di Gaetano Savatteri si può leggere la testimonianza di Santa Coltiletti, la figlia di Francesco Coltiletti. Santa allora era una giovinetta di 16 anni. La foto fu scattata da Capa in contrada Ponte Capostrà, che si trova nella campagne di Sperlinga. Santa Coltiletti racconta che in contrada Ponte Capostrà il soldato americano incontrò suo padre che stava portando le capre all’abbeveratoio. Come molte famiglie di Sperlinga anche quella di Santa si era rifugiata in un casolare di campagna per non finire sotto le bombe lanciate dagli aerei sul paese. Il soldato americano chiese delle informazioni a Francesco Coltiletti. Non deve essere stata molto facile la comunicazione tra il contadino siciliano (troinese o sperlinghese che sia, di sicuro era siciliano) e il soldato americano. C’è da domandarsi in quale lingua si parlassero ma la mia teoria l'ho già espressa all'inizio. Capa non era solo un ottimo fotografo, che si limitava a ritrarre scene e paesaggi solo per il gusto estetico. Era molto attento anche ai messaggi che, in forma scoperta o subliminale, voleva trasmettere. Anche se tecnicamente è stata un’invasione, lo sbarco in Sicilia il 10 luglio del 1943 degli eserciti angloamericani, il messaggio che doveva essere trasmesso all’opinione pubblica americana e naturalmente ai siciliani, e agli italiani ancora sotto il giogo del regime fascista ormai in disfacimento, era quello di accreditarla come una liberazione a lungo attesa dai siciliani, che fraternizzavano con i soldati americani. Poco importa la location precisa in cui la foto venne scattata.
Sono l'immagine e il messaggio che sa trasmettere che non si dimenticano.
Capa indossò lo sfolgorante costume del matador senza mai scendere nell'arena per uccidere; grande giocatore, combatteva per se stesso e per gli altri in un turbine. Il destino ha voluto che venisse abbattuto al culmine della gloria.
Henry Cartier-Bresson
Robert Capa (Endre Friedmann) 22 Ottobre 1913 - Thai Binh 25 Maggio 1954.
Fonti consultate
-A. Kershaw, Robert Capa, ed. Rizzoli
-Robert Capa, Slightly out of focus, ed. Contrasto
-Robert Capa, Slightly out of focus, ed. Contrasto
-Museo della Fotografia di Robert Capa Via Conte Ruggero, 194018 Troina (EN)
-AVVENIRE, articolo di