Mi
guardo intorno, forse non più di tanto, ma ho anche altro da fare. Sarà questo clima pre-elettorale ma qualche domanda me la pongo anche contro il mio volere.
Leggo, ascolto, guardo e percepisco aria di imbroglio. Mi spiego, non sono poi
così diffidente di natura, anzi il più delle volte concedo totalmente la mia fiducia
al prossimo, gli credo quando mi promette cose, pur essendo rimasto fregato
molte volte, ma ognuno è come è.
Le aziende private hanno fagocitato ogni buon proposito antico sul far soldi,
pensando solamente al business. Spesso mascherano con frasi sibilline, loghi
“total-friendly” e sistemi biologici vari, il loro agire, che è solo orientato
al monetizzare qualsiasi cosa. Sono maestre nel raccontarcela e anche nel
raccontarsela, perché finiscono con credere anche alle loro stesse bugie. Mio
padre mi ha sempre detto che l’arte del raccontar palle sta nel ricordarsele
tutte.
Sembra si debba spremere ogni cosa senza che ci fosse un domani.
Le privatizzazioni hanno portato anche
nel poco pubblico che resta la mentalità del mors tua vita mea e la corsa all’arraffo domina anche i settori più
nobili. La beneficienza deve rendere. Veri regali non ne fa nessuno.
E’ di questi giorni il fatto di una ditta per cui sei mesi fa ho fatto un
lavoro, che mi doveva essere pagato subito e che non mi ha ancora pagato. Mi
dicono che il cliente per cui è stato fatto il lavoro, non paga, e quindi non
ci sono i soldi anche per pagare me.
Dopo mille telefonate, e-mail e messaggi vari, mi sono deciso a rivolgermi a
una ditta di recupero crediti cercandola in internet e che risiedesse nella
stessa città della ditta morosa per, mi sono detto, limitare le spese tutte. Mi
sono imbattuto in eleganti e accattivanti siti sull’argomento in cui si
esordiva in home page con la dicitura: visti i tempi attuali in cui le aziende
hanno difficoltà a pagare, oggi più che mai è necessario affidarsi alla
professionalità di chi recupera le vostre somme…
Prima di lasciar perdere ho anche pensato di richiederne i servizi e poi, una
volta ottenuto quello che mi serviva, di non pagare neppure io. Avrei
semplicemente agito secondo quello che anche questi “recuperanti” di moneta
utilizzano come scopo della loro missione.
Partirei per Milano (un posto che mi sono sempre chiesto come faccia ad essere
popolato) con una mazza da baseball, mi incappuccerei nell’ascensore, entrerei
nella bella sede di questa cazzo di ditta che mi deve pagare e romperei oggetti
fino a raggiungere approssimativamente il valore dei soldi che mi devono,
sperando che tra le suppellettili non ci sia una vaso della dinastia Ming,
perché non vorrei andare fuori budget.
Sono un maledetto codardo e quindi non lo faccio ma, se non mi pagano, troverò
un modo per fare prendere uno spavento gigante alle belle manager audimunite
che mi avevano promesso ponti d’oro se avessi lavorato per loro. Fanculo!
Un caro amico, animato dai migliori propositi, qualche anno fa durante un
viaggio in India rimase colpito dalle condizioni di povertà di certe zone.
Siccome è un medico, fondata una onlus, si è dedicato con successo alla
costruzione di piccoli ambulatori da fare presidiare da medici volontari di
mezzo mondo. Mentre il tempo passava gli ambulatori diventavano ospedali sempre
più grandi anche in Africa e Sudamerica, il successo della sua iniziativa era
indiscusso, ma parlandogli al telefono poco tempo fa mi raccontava di come le
grosse dimensioni della cosa e la burocrazia, stessero facendo venire meno
quelli che erano i principi iniziali, perché bisognava pagare un sacco di
dipendenti necessari che ovviamente non si trovavano tra i volontari e anche il
tempo e le energie vengono sottratti dalle azioni indispensabili. Morale: la
poesia degli inizi non si può mantenere a lungo se le cose ti crescono tra le
mani e ti sfuggono come anguille bagnate.
Tornando periodicamente in una delle mie librerie preferite c’ho trovato un
negozio di biancheria intima femminile. Era tanta la voglia di vendere tanga e
reggicalze che, ironicamente, l’insegna
dell’antica libreria è rimasta al suo posto, ma al suo interno dubito che circolino
ancora libri.
Non mi addentro nella politica, cerco di restarne ai margini dando una
sbirciatina ogni tanto ma vedo anche i suoi protagonisti mossi da interessi
spudoratamente personali conseguiti a suon di promesse non mantenute. E quelli
dovrebbero garantirci servizi e benessere? Come lo fanno? Passano un sacco di
tempo sui social, vi sembra normale?
Io voterei una legge che obblighi ogni politico a fare uno sport almeno un’ora
al giorno. Molti imparerebbero a stringere i denti (ve lo vedete Salvini che
corre una maratona?) e a perseguire obiettivi concreti con il duro allenamento,
situazioni che sarebbero utilissime a chi dirige una nazione.
Il sogno dell’italiano medio è avere tanti soldi, donne e auto tedesche, come
se questi talismani proteggessero anche dal cancro e dalla mancanza di
serenità, come un rimedio universale da ottenere a ogni costo. Per questo i
modelli emulati sono calciatori, politicanti, artisti appariscenti, eroi del
web e sciacquettume da discobar sullo stile coca & mignotte.
Qui in Italia abbiamo un maestro che il mondo ci invidia, uno che non ha
uguali, anche se in molti lo imitano. Uno che se la gode guardandosi bene
dall’essere anche solo minimamente corretto. Neppure a parlarne di essere
rispettoso del prossimo anche se le sue origini sono nobili, ma non così è il
suo agire. Anche lui avrà pensato che siamo tutti di passaggio, tanto vale
godersela finché non si schiatta. https://www.youtube.com/watch?v=7KvJORGjiq0
Il Lapo nazionale è fedele a se stesso come nessun altro, io lo ammiro, ci
vuole una capacità elevatissima per riuscire a essere come lui è. Di questo gli
va dato atto.
Mi guardo intorno e un po’ schifato penso che Lapo forse ha ragione e mi girano
i coglioni al solo pensare che può mettermi questo dubbio.